Economia

Da tutele crescenti a Naspi, ecco il Jobs act in pillole

Con riforma addio ad Art.18, boom occupati con aiuto sgravi

Foto d'archivio

Redazione Ansa

Il Jobs act, la riforma del mercato del lavoro voluta dal governo Renzi sin dal suo insediamento all'inizio del 2014, introduce innanzitutto - come sostanziale novità - il contratto a tutele crescenti che, con l'abolizione dell'art.18 (fallita anche a Silvio Berlusconi), modifica uno dei cardini dello Statuto dei lavoratori. Proprio per ristabilire le complete tutele sul reintegro, la Cgil ha chiesto il referendum popolare, presentando in Parlamento una proposta di legge alternativa denominata Carta universale dei diritti.

Ecco cosa prevede la riforma in pillole.

IL NOME - Jobs Act è l'acronimo di Jumpstart Our Business Startups Act, utilizzato negli Usa nel 2012 per denominare un intervento legislativo a favore delle piccole imprese.

CONTRATTO A TUTELE CRESCENTI - Dal 7 marzo 2015 qualsiasi nuova assunzione avviene con un nuovo contratto a tempo indeterminato che prevede che il reintegro nel posto di lavoro sia escluso nei casi di licenziamenti economici. Al suo posto è stabilito un indennizzo economico "certo e crescente" con l'anzianità di servizio (due mensilità ogni anno di servizio con un minimo di 4 ed un massimo di 24). Resta il diritto al reintegro per i licenziamenti discriminatori e per specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato.

GLI SGRAVI DI ACCOMPAGNAMENTO - L'entrata in vigore del contratto a tutele crescenti è stata accompagnata dalle nuove norme pro-occupazione inserite nella legge di stabilità 2015, ovvero dall'esonero dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per 8.060 euro e per un periodo di 36 mesi dall'assunzione. La decontribuzione è stata confermata dalle manovre economiche degli anni successivi, ma con dei limiti. Nel 2016 la durata del beneficio è scesa a 24 mesi e l'importo del bonus a 3.250 euro. Quest'anno lo stesso importo vale per 3 anni in tutta Italia per l'assunzione di giovani apprendisti e stagisti, mentre al Sud sono riconosciute per giovani e disoccupati le agevolazioni piene del 2015.

IMPATTO SU OCCUPATI - Nel 2014, nel primo anno di governo Renzi, il tasso di disoccupazione viaggiava a ridosso del 13% e quello giovanile ondeggiava pericolosamente sul 43%. Ma nel 2015 la disoccupazione è scesa fino all'11,5% e quella tra i 15 e i 24 anni abbondantemente sotto il 40%. Secondo l'Inps, le assunzioni a tempo indeterminato avvenute grazie agli sgravi sono state nel 2015 oltre un milione e mezzo, quasi i due terzi del totale. Il tasso di disoccupazione giovanile è sceso ulteriormente fino alla primavera 2016 (sotto il 37%) ma è tornato ad aumentare alla fine dell'anno (39,4% a novembre), parallelamente al tasso di disoccupazione generale, di nuovo prossimo al 12% (11,9% a novembre). Segno, secondo gli indicatori, che gli sgravi contributivi, depotenziati, stanno avendo meno effetto.

NUOVA INDENNITA' DISOCCUPAZIONE - La Naspi (Nuova prestazione di assicurazione sociale per l'impiego) è in vigore da maggio 2015. Chi perde il lavoro e ha almeno 13 settimane di contribuzione negli ultimi quattro anni ha diritto al sussidio (fino a 1.300 euro mensili). L'erogazione è condizionata alla partecipazione del disoccupato a iniziative di attivazione lavorativa o di riqualificazione professionale. Per i collaboratori arriva la Dis-Coll, dura sei mesi e presuppone tre mesi di contribuzione. Per chi invece, scaduta la Naspi, non ha trovato impiego ed e' in una condizione "economica di bisogno", è previsto per sei mesi l'Asdi, l'assegno di disoccupazione.

MATERNITA' SI ALLUNGA - Con la riforma il congedo parentale facoltativo parzialmente retribuito (al 30%) passa da 3 a 6 anni del bambino, mentre quello non retribuito sale da 8 a 12 anni (anche per adozioni e affidamento).

CIG PIU' BREVE MA PLATEA SI ALLARGA - La durata della cig (sia ordinaria che straordinaria) viene limitata a 24 mesi in un quinquennio mobile. Il tetto può salire a 36 mesi con il ricorso esclusivo ai contratti di solidarietà. Allo stesso tempo, gli ammortizzatori sociali vengono estesi alle piccole imprese oltre i 5 dipendenti e cioè a 1,4 milioni di lavoratori prima esclusi.
   

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