Il sesto test nucleare della Corea del Nord spaventa il mondo ma (per ora) non scuote i mercati, al momento più ansiosi di avere indicazioni su tempi e modalità con cui la Bce intende riporre il 'bazooka' del Qe di Mario Draghi. Chiusa Wall Street per il 'Labor day', le Borse europee hanno terminato gli scambi in lieve calo (Milano, Londra, Parigi e Francoforte hanno ceduto poco più dello 0,3%) mentre in Asia la pressione si è concentrata sui vicini di Pyongyang, Seul (-1,2%) e Tokyo (-0,9%), risparmiando però i listini cinesi di Shanghai (+0,4%) e Shenzhen (+0,6%). Sulle ipotesi di una corsa agli armamenti a Milano giornata in luce per Leonardo, che chiude a +3,85%.
Se le Borse tergiversano in attesa di capire fino dove il dittatore nordcoreano Kim Jong-un abbia intenzione di spingersi, gli investitori continuano a cautelarsi con il bene rifugio per eccellenza, l'oro. I future con consegna a dicembre 2017 sono saliti fino a un massimo dell'1,1%, a 1.340 dollari l'oncia, per poi ritracciare lievemente. Da inizio hanno l'oro ha messo a segno una progressione di circa il 15%, ai massimi degli ultimi 11 mesi. "Se le tensioni continueranno a salire, i prezzi potrebbero superare i 1.350 dollari e stare sopra quella soglia fino a quando non ci sarà un po' più di chiarezza sulla situazione della penisola" ha commentato a Bloomberg Simona Gambarini, specialista di commodity alla Capital Economics di Londra. La corsa ai metalli interessa un po' tutti, dal nickel al rame, ai massimi rispettivamente dal 2015 e dal 2014, anche se in questo caso contano più i dati robusti sulla minifattura Usa e cinese, ricorda Commerzbank che mette in guardia dal rischio bolla. Basti guardare al palladio, ai massimi da sedici anni, dopo il balzo del 4,8% di venerdì scorso in scia alle devastazioni del ciclone Harvey. Il metallo, che da inizio anno si è rivalutato del 44%, è infatti utilizzato nei dispositivi delle auto per il controllo delle emissioni.
Sulla debolezza dei listini europei pesano anche i timori per la forza dell'euro, salito a quota 1,91 sul dollaro. "Sta emergendo una certa preoccupazione sulla dinamica del cambio" che potrebbe portare "ad un tapering molto graduale" da parte della Bce, sottolineano gli analisti di Mps.
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