L'ignoranza nella finanza è una "tassa sui poveri" perchè l'educazione finanziaria è prevenzione ed equità sociale, significa "dare ad ognuno gli strumenti necessari per muoversi e fare le scelte giuste in una realtà sempre più complessa" a prescindere dal proprio contesto sociale e familiare. A sottolinearlo, in un'intervista all'ANSA, Annamaria Lusardi, direttore del Comitato per l'Educazione finanziaria istituito dal Mef di concerto con il ministero dell'Istruzione e dello Sviluppo Economico.
"Un'altra area di punta per intervenire - continua ancora Lusardi- è quella delle donne, che da sempre hanno un ruolo di moltiplicatore fondamentale nella società e sono detentrici di molte scelte a partire dalla quotidianità". "Infatti deve essere ben chiaro che l'educazione finanziaria non è una risposta alla crisi ma una risposta al mondo che cambia, di fronte alla trasformazione demografica che sta mutando le aspettative di vita. L'Italia è un paese storicamente abituato a investimenti semplici, titoli di stato e immobiliari ma i mercati sono cambiati, i prodotti sono diventati più complicati e dobbiamo abituarci ad una diversa pianificazione, per garantirci una prospettiva a fronte di uno stato sociale e livelli di assistenza che in molti casi ed in sempre più paesi saranno in grado di fornire solo una copertura minima. Non a caso la norma istitutiva del Comitato parla di 'strategia nazionale per l'educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale' per dare competenze misurabili ai cittadini in queste materie per poter fare scelte adeguate". Compito non facile quello di un'alfabetizzazione a tappeto degli italiani: oltre mezzo secolo fa la tv con non 'E' mai troppo tardi' portò la lingua italiana nelle case di tutti. Il Comitato punta ora fare lo stesso con la finanza. Lusardi è ottimista: "E' vero l'Italia è indietro, ma non sempre essere indietro è uno svantaggio, si può prendere esempio dalle migliori esperienze già sperimentate altrove e partire già dalle migliori pratiche consolidate". (ANSA)
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