Un'altra seduta pesante per gli investitori a Piazza Affari dove il Ftse All Share, l'indice che rappresenta tutti i titoli del listino milanese, ha ceduto l'1,88%. La Borsa ha bruciato così 12 miliardi di euro, portando a circa 63 miliardi il saldo della capitalizzazione andata in fumo in dieci sedute, da quando lo scorso 15 maggio i mercati hanno iniziato ad entrare in fibrillazione per la situazione politica italiana.
Lo spread tra Btp decennale e bund chiude in forte rialzo a 233 punti base dai 204 venerdì, sui massimi da fine 2013, con una tensione ancora più alta sulla scadenza a due anni che balza a 152 da 108 di venerdì. Il rendimento del Btp decennale, al 2,66%, supera il livello di guardia del 2,50% con il probabile voto anticipato dopo l'estate che fa presagire rischi politici ed alta instabilità.
I timori sulle nuove elezioni, che si terranno dopo l'estate nel caso in cui Carlo Cottarelli non riesca ad ottenere la fiducia, pesano anche sul resto d'Europa, in una seduta orfana di Wall Street e di Londra:
Parigi cede lo 0,7%, Madrid lo 0,6%, Francoforte lo 0,5%. Ne fa le spese anche l'euro, in calo a 1,162 sul dollaro.
Boccia, senza l'euro sarebbe la fine dell'Italia - L'uscita dall'euro è "una cosa assurda e inconcepibile, sarebbe la fine dell'Italia in termini economici, non scherziamo su queste cose". Lo ha detto il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, a margine dell'assemblea degli industriali varesini.
Secondo Boccia, "serve un'economia forte e una politica forte, serve avere chiaro che abbiamo bisogno di un governo che sia, abbiamo già chiarito, a vocazione europeista". Questo, a suo avviso, "non significa non affrontare le grandi riforme di cui l'Europa ha bisogno". Per il presidente di Confindustria, in definitiva, "serve un governo che abbia una grande attenzione per il lavoro e l'occupazione".
"Siamo in un momento delicato della vita del Paese, non dobbiamo fare errori, dobbiamo anche moderare i termini", prosegue Boccia. "L'appello alla politica - aggiunge - è moderare i termini, elevare il confronto serrato tra loro, ma cerchiamo di non andare oltre, perché è una fase delicatissima e uno spread che aumenta per errori che potremmo fare come Paese dal punto di vista tattico di politica economica lo pagherebbero le imprese e le famiglie italiane e in questo momento nessuno se lo può permettere".
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