"Il DEF dice poco sulle principali linee della prossima Legge di bilancio. Dice che il deficit calerà e quindi implicitamente si assume che l'IVA aumenterà; ma allo stesso tempo lascia aperta la possibilità che questo non avvenga, senza però spiegare quali misure compensative verranno messe in campo. Si parla di flat tax senza spiegare come verranno reperite le risorse. Questo atteggiamento rischia di aumentare l'incertezza e rallentare l'economia". Lo afferma Confindustria in audizione sul Def, sottolineando che serve "chiarezza sulle direttrici di politica economica".
"Non appare in grado di corrispondere al necessario rilancio della domanda interna la previsione di una "tassa piatta" sui redditi da lavoro che, al di là dell'impatto sui conti pubblici, avrebbe una ricaduta territoriale fortemente asimmetrica, a svantaggio del Mezzogiorno, l'area con redditi più bassi". Lo dice Luca Bianchi, direttore Svimez, in audizione sul Def, sottolineando che anche eventuali aumenti dell'Iva o riduzioni della spesa pubblica "avrebbero un impatto significativamente maggiore sul Mezzogiorno" risultando "insostenibili".
Un sistema fiscale "a una-due aliquote, finanziato con la riduzione delle spese fiscali non può generare vantaggi ai lavoratori e ai pensionati più di quello che porterà ai redditi più alti". Lo dice la Cgil in audizione sul Def bocciando una redistribuzione fiscale "legata a doppio filo a una misura ingiusta e regressiva, tanto più su base familiare". Una flat tax con aliquota al 15% "comporterebbe effetti irrazionalmente distribuiti" con "svantaggio notevole anche per i secondi percettori di reddito, in gran parte donne".
Per rilanciare i consumi serve "una riforma fiscale complessiva improntata sulla progressività che diminuisca il carico fiscale su salari e pensioni". Lo dice la Uil in audizione sul Def, bocciando la flat tax che "non può essere certo la risposta" perché non porterà "equilibrio ed equità" ma "più squilibri e più iniquità". In più "con l'eliminazione delle detrazioni e deduzioni rischia di venir meno, per alcune di esse, il contrasto al conflitto di interesse, come nel caso delle spese sanitarie, comportando di fatto una diminuzione della lotta all'evasione".
"Il Def in nessuna parte indica un'intenzione di procedere alla sterilizzazione degli aumenti Iva" e guardando al balzo dell'inflazione stimato per il prossimo biennio (2,3% nel 2020 e 1,9% nel 2021) si "rafforza l'idea che il Governo non pensi al momento" al blocco delle clausole. Lo sostiene la Cisl nel documento sul Def consegnato alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Aumenti Iva, anche parziali, avrebbero "effetti recessivi sui consumi" e "di equità", oltre che di incentivo "all'evasione e al sommerso".
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