La riforma del Meccanismo europeo di stabilità è un dossier aperto da almeno due anni e che dovrebbe chiudersi a dicembre, se Eurogruppo ed Eurosummit daranno l'ok. Già a gennaio 2018 l'Eurogruppo cominciò a discutere di come utilizzare al meglio il fondo che in passato è servito a salvare la Grecia e gli altri Paesi che hanno chiesto aiuti all'Ue, ma che oggi si vorrebbe rendere utile non soltanto nelle emergenze.
L'innovazione principale è quella che vede il fondo assumere la funzione di paracadute finale (backstop) del fondo di risoluzione unico delle banche (SRF). Si tratta di una linea di credito da 70 miliardi, a cui i Paesi potranno accedere qualora i loro fondi nazionali per le risoluzioni bancarie (risorse delle banche e non pubblici) non siano sufficienti. Un'altra novità è l'introduzione di linee di credito precauzionali più efficaci, ovvero utilizzabili in caso un Paese venga colpito da uno shock economico e voglia evitare di finire sotto stress sui mercati.
La novità è che non si dovrà firmare un Memorandum, come quello che firmò la Grecia e che conteneva condizioni molto rigide, ma si firmerà una lettera d'intenti che assicura il rispetto delle regole del Patto di stabilità. Potrebbe essere un problema per Paesi ad alto debito, costretti a ridurlo forzosamente per accedere ai fondi. In ogni caso per l'Italia non sarebbe un'opzione, perché una delle clausole è non avere squilibri eccessivi, e l'Italia è sotto monitoraggio Ue da anni per il debito.
Infine, tra le novità c'è anche la controversa riforma delle "clausole di azione collettiva" (Cacs) negli eventuali casi di ristrutturazione del debito sovrano di uno Stato membro. In sostanza, dal 2022, sarà più semplice ottenere l'ok della platea degli azionisti per approvare la ristrutturazione di un debito sovrano, perché dalle attuali regole che richiedono una doppia maggioranza, si passerà a una maggioranza unica.