Dopo un anno di attesa dovuto allo scoppio della crisi Covid, la riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) diventa realtà. I ministri dell'economia della zona euro hanno dato l'ok definitivo alla modifica del trattato che ridisegna gli aiuti tradizionali del Mes (non la linea dedicata alla pandemia nata a marzo), con l'obiettivo di prevenire le crisi invece che curarle, una volta scoppiate, con i dolorosi programmi di aggiustamento che sono costati al Mes la sua fama. L'intento della riforma, avviata oltre due anni fa, è rafforzare e semplificare l'uso degli strumenti a disposizione del Mes prima del salvataggio di un Paese, ovvero le linee di credito precauzionali, utilizzabili nel caso in cui un Paese venga colpito da uno shock economico e voglia evitare di finire sotto stress sui mercati. La riforma elimina il contestatissimo Memorandum - quello passato alla storia per aver imposto condizioni rigidissime alla Grecia - sostituendolo con una lettera d'intenti che assicura il rispetto delle regole del Patto di stabilità. La riforma affida al Mes anche un altro compito, a tutela dei contribuenti: fornirà un paracadute finanziario (backstop) al fondo salva-banche Srf (il fondo unico di risoluzione europeo alimentato dalle banche stesse), qualora, in casi estremi, dovesse finire le risorse a disposizione per completare i 'fallimenti ordinati' delle banche in difficoltà. E' uno dei tasselli mancanti dell'Unione bancaria che l'Italia aveva fortemente voluto. Grazie alla decisione di oggi entrerà in vigore prima del previsto, cioè nel 2022 invece del 2024.
Il tema del Mes continua, comuque, ad agitare la maggioranza. E la riforma spacca, ben vista dal ministro Gualtieri divide M5s. 'La riforma è diversa dall'uso, chiediamo modifiche sulle banche', dice Gualtieri.
Ma il sì alla riforma del fondo salva-Stati, vero e proprio Belzebù nel bestiario pentastellato, getta il M5S nello psicodramma. In Parlamento, gli interventi contrari alla riforma si susseguono e a nulla vale ch sia il capo politico Vito Crimi a certificare il sì del Movimento ribadendo, allo stesso tempo, il più assoluto "no" all'attivazione del Mes sanitario. Che ora appare, se possibile, ancora più lontano. Gualtieri precisa che il sì alla riforma del Mes "non investe in alcun modo l'utilizzo del fondo" ad hoc anti-pandemia. Definisce l'accordo sancito in serata dall'Eurogruppo "di importanza strategica per rafforzare l'Unione bancaria e assicurare un'ulteriore rete di sicurezza per la stabilità del sistema bancario". Sottolinea come i termini delle clausole di azione collettiva (le Cacs), collegate ai titoli del debito pubblico, siano migliorati, così come i termini dell'analisi di sostenibilità del debito (Dsa) e della capacità di rimborso dei Paesi Ma Gualtieri si apre un vero e proprio fuoco di fila. Il presidente della commissione Bilancio della Camera, Claudio Borghi, arriva ad evocare "una responsabilità penale" di Gualtieri per un sì che, attacca il leghista, è "privo di mandato". "Affermazioni che si commentano da sé", taglia corto il titolare del Tesoro. Ma la frattura nella maggioranza è netta. Da Elio Lannutti a Raphael Raduzzi fino ad Alvise Maniero, da una parte del Movimento arriva, chiara, la contrarietà alla riforma. E' l'ala "dibattistiana". Quella che accusa i vertici del M5S di essersi piegati alla logica del compromesso. "La riforma del Mes e il suo utilizzo, l'eventualità di farvi ricorso, sono due elementi totalmente distinti. Il nostro Paese non ha alcuna necessità di farvi ricorso. Al contempo non impediremo l'approvazione delle modifiche al trattato", spiega Crimi. Finendo esso stesso nel mirino dei dissidenti. "Parla a titolo personale, Gualtieri negozia senza il mandato di una forza che rappresenta i 2/3 della maggioranza", attacca l'eurodeputato Ignazio Corrao. A difendere Crimi l'ala governista e più moderata, a partire dal presidente della commissione Politiche Ue Sergio Battelli. Nel M5S "di governo" si punta ad un altro obiettivo: la proposta - lanciata da Riccardo Fraccaro - di una "Green rule" europea che permetta di scorporare gli investimenti sostenibili dal deficit.
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