Le banche italiane chiedono che anche la Ue, dopo la Bce e la Banca d'Italia, si pronunci a favore del prolungamento delle moratorie bancarie varate per fare fronte alla crisi Covid e che scadono a giugno. La richiesta è stata avanzata, come spiega una nota, dal presidente dell'Abi Antonio Patuelli e dal dg Giovanni Sabatini in un incontro con il Commissario Ue all'economia Paolo Gentiloni. La decisione, ricorda l'Abi, spetta agli organi della UE, fra cui l'EBA, l'Autorità bancaria che dispone le regole per tutta la UE, sia di area Euro, sia con monete nazionali. Non prolungare tali misure, ribadisce l'Abi, sarebbe "sbagliatissimo".
A fine giugno, quando scadranno le moratorie su quasi 300 miliardi di euro di prestiti bancari, c'è il rischio che 2,7 milioni di imprese e famiglie italiane si trovino improvvisamente sull'orlo del sostanziale dissesto finanziario e in base alle nuove norme Eba essere classificati in posizione di default. È quando denuncia la Fabi spiegando che tra circa 100 giorni termina l'ultima proroga - introdotta con la legge di Bilancio - della norma che ha consentito di congelare le rate dei finanziamenti di 1,3 milioni di aziende per 198 miliardi e di 1,4 milioni di cittadini per 95 miliardi: in totale, oltre 293 miliardi.
"A causa di una serie di vincoli approvati dall'Autorità bancaria europea (Eba), in vigore da gennaio scorso, il prossimo giugno dovranno essere applicate nuove, stringenti regole sulla gestione dei non performing loan: - sottolinea il sindacato - la consequenziale interruzione delle moratorie, non più prorogabili, comporterà che almeno una quota rilevante dei soggetti con le rate attualmente sospese, in assenza di liquidità necessaria a rimborsare gli arretrati, possa essere classificata dalle banche in posizione di default".
Secondo quanto spiega la Fabi, con dati della Task force liquidità aggiornati al 10 marzo, la questione riguarda 2,7 milioni di posizioni debitorie (ovvero prestiti) di imprese e famiglie clienti di banche che hanno presentato richiesta di sospensione dei pagamenti delle rate sfruttando la possibilità concessa dal decreto legge "Cura Italia" varato, l'anno scorso, all'inizio dell'emergenza economico-sanitaria causata dal Coronavirus. Misura che si è rivelata utile e indispensabile per assicurare liquidità aggiuntiva sia alle aziende (1,3 milioni) sia ai cittadini (1,4 milioni). La pandemia non ha però rallentato né fatto slittare l'entrata in vigore di nuove norme) di vigilanza sulle banche predisposte dall'Eba. Si tratta, più nel dettaglio, delle linee guida sulla gestione degli npl che impongono alle banche una più rigida graduatoria dei crediti deteriorati: una stretta normativa, evidenzia ancora il sindacato, che ha interessato, tra altro, anche i prestiti "sospesi" con le moratorie e che, secondo le nuove regole europee, vanno classificate come esposizioni deteriorate. "Le norme europee sui crediti deteriorati sono entrate in vigore a gennaio scorso, ma il governo, tra le pieghe normative, è riuscito a estendere la sospensione dei prestiti fino al prossimo giugno, con una norma inserita nella legge di bilancio per il 2021: ulteriori rinvii per l'applicazione delle Linee guida Eba, però, non saranno più possibili. Né sono sufficienti, per evitare il rischio di dissesto finanziario di 2,7 milioni di soggetti, alcuni chiarimenti informali pubblicati recentemente dalla stessa Eba", conclude la Fabi.
Le famiglie indebitate hanno fatto "ampio ricorso alle moratorie, soprattutto nei primi mesi della crisi generata dalla pandemia: alla fine del 2020, - comunica Bankitalia - circa 350.000 famiglie avevano aderito alla moratoria, l'1,5% del totale e il 12% di quelle indebitate. Al termine del periodo di sospensione, una quota di nuclei familiari potrebbe avere difficoltà a riprendere il regolare pagamento, poiché la loro capacità di sostenere gli oneri del debito dipenderà dalle condizioni dell'economia e dal recupero del reddito individuale. È pertanto cruciale definire il termine delle moratorie e distribuirne gli effetti nel tempo.