L'Italia ha perso nel 2020 oltre 39,2 miliardi di salari e stipendi con un calo del 7,47% sul 2019. Lo si legge nelle tabelle Eurostat appena aggiornate sulle principali componenti del Pil, secondo le quali si è passati da 525,732 miliardi nel 2019 a 486,459.
Il dato sula massa dei salari a prezzi correnti nel 2020 in Italia (486,59 miliardi) è inferiore ai livelli 2016 (era a 490,6 miliardi) e di fatto azzera la crescita registrata sui salari a partire dal 2015 con la decontribuzione sulle assunzioni introdotta dal Governo Renzi. Nello stesso periodo nei maggiori paesi Ue la riduzione è stata minore, mentre in alcuni come l'Olanda si è registrato addirittura un aumento della massa salariale a prezzi correnti (+3,29%). Un calo paragonabile a quello italiano lo ha avuto la Spagna con 28,37 miliardi di stipendi in meno pari a un calo del 6,44% ma con una riduzione più sostanziosa dell'occupazione. In Spagna nell'anno della pandemia si sono persi quasi 600.000 occupati a fronte dei 464.000 in meno in Italia (dati che non tengono conto delle nuove regole di calcolo secondo le quali chi è in cassa integrazione da oltre tre mesi non è considerato occupato). La riduzione del tasso di occupazione è stata di 2,4 punti (dal 63,3% al 60,9%) a fronte dei 0,9 punti in meno registrati in Italia (dal 59% al 58,1%). In Italia il calo de complesso delle retribuzioni è stato legato alle restrizioni sulle attività per contenere il contagio da Covid con il crollo dei contratti a termine e il largo uso degli ammortizzatori sociali. I contributi sociali dei datori di lavoro sono diminuiti dai 194,2 miliardi del 2019 a 184 nel 2020 con una riduzione del 5,24%.. Nello stesso periodo in Ue i contributi sociali, sempre a prezzi correnti si sono ridotti dell'1,37%. Tra il 2019 e il 2020 il prodotto interno lordo a prezzi di mercato (prezzi correnti) secondo Eurostat è diminuito da 1.790,94 miliardi a 1.651,59 con un calo del 7,78% (-8,9% la contrazione calcolata invece dall'Istat in volume).