Niente proroga del blocco dei licenziamenti ad agosto ma cassa scontata fino alla fine dell'anno per la grande industria: nonostante il muro dei sindacati che paventano più di mezzo milione di posti a rischio e i distinguo all'interno dello stesso esecutivo, con i capi delegazione di Leu e 5S che si schierano con il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, il presidente del Consiglio Mario Draghi blinda la "mediazione" delle norme su Cig e lavoro che mette l'Italia in linea con gli altri Paesi europei. La conseguenza è una correzione delle norme approvate giovedì scorso in Consiglio dei ministri, prima ancora che il decreto Sostegni bis venga pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Il testo infatti non è ancora stato bollinato, anche per il nodo dei 165 milioni di coperture da individuare in extremis. Orlando difende in televisione la bontà della sua iniziativa e respinge al mittente le accuse di Confindustria, ribadite dal presidente Carlo Bonomi, di avere tentato un blitz alle spalle delle parti sociali: "una polemica ingiustificata e priva di fondamento" dice il ministro dem, che incassa in giornata il sostegno del collega dell'Agricoltura e capodelegazione M5S Stefano Patuanelli, e quello del ministro della Salute, capodelegazione di Leu, Roberto Speranza. La norma, insiste Orlando, era stata "trasmessa nelle forme dovute al Consiglio dei ministri, illustrata in una conferenza stampa" ed era "ispirata esclusivamente dal buon senso".
Fatto sta che il decreto verrà comunque modificato e non conterrà più la proroga al 28 agosto del divieto di licenziare per chi abbia preso la cassa Covid fino a giugno - che secondo gli industriali sarebbe incostituzionale perché retroattiva, visto che chi voleva accedere alla cassa di emergenza già ha fatto domanda. Con un cambiamento che dovrebbe essere apportato al testo senza un ulteriore passaggio in Consiglio dei ministri. "Abbiamo fatto passi avanti, spero che sindacati e imprese si ritrovino nella mediazione", getta acqua sul fuoco Draghi in conferenza stampa da Bruxelles. E chiude la questione lavoro-licenziamenti sottolineando che la mediazione "è un miglioramento considerevole sia di un superamento puro e semplice del blocco sia del suo mantenimento tout court. L'intervento che abbiamo previsto è in linea con tutti gli altri Paesi Ue ed è garantire la Cig gratuita anche dopo il 1 luglio in cambio dell'impegno di non licenziare". Si tratta, aggiunge, di "un forte incentivo" a non licenziare anche se "il divieto assoluto", a partire da luglio, non ci sarà più.
I sindacati sono però sul piede di guerra e pronti alla piazza. Mercoledì 26 toccherà agli edili, poi venerdì sarà la volta delle manifestazioni per la sicurezza sul lavoro, mentre l'Usb ha già annunciato dalla prossima settimana 8 ore di sciopero con presidi davanti a Confindustria e alle prefetture. Per le organizzazioni dei lavoratori c'è stato un cedimento verso le imprese, che già hanno ricevuto "il 74%" delle risorse stanziate nell'anno del Covid: si è "ascoltato un po' troppo Confindustria", attacca Landini, ma "la partita non è chiusa". E si è trovata, aggiunge il leader della Cisl Luigi Sbarra, una soluzione "debole" che non saprà arginare "uno tsunami sociale e occupazionale", con "fonti del governo e Bankitalia che indicano in quasi 577mila i posti di lavoro a rischio dal primo luglio". Tenta la via del patto con il mondo dell'artigianato il leader Uil Pierpaolo Bombardieri per dare "un segnale in controtendenza con le grandi associazioni datoriali" che "mentre noi chiediamo 'zero morti sul lavoro' " chiedono invece "zero diritti".
La preoccupazione per il lavoro a rischio, se si sbloccano i licenziamenti, e l'appello a sfruttare al meglio le risorse del Recovery, arrivano dall'assemblea dei vescovi in corso a Roma. L'ipotesi di consentire alle aziende di licenziare potrebbe mettere in crisi migliaia di famiglie e per questo la Conferenza Episcopale Italiana chiede che non si chiuda l' "ombrello" della protezione. "Non si può chiudere improvvisamente l'ombrello", ha detto parlando dell'ipotesi dello sblocco dei licenziamenti, il vicepresidente della Cei Brambilla. Dopo "il duplice ombrello, l'impossibilità dei licenziamenti e gli ammortizzatori sociali", "bisogna immaginare un'uscita graduale". "Con tutti i soldi spesi fino adesso, chiudere improvvisamente l'ombrello farebbe galleggiare, scusate l'espressione, molti morti", ha aggiunto.
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