Nel primo trimestre 2022 l'Istat haregistrato 120 mila occupati in più rispetto al quarto trimestre 2021 (+0,5%) e 905 mila in più (+4,1%) rispetto all'anno precedente. L'incremento annuo coinvolge sia i dipendenti, a tempo indeterminato (+369 mila, +2,6%) e soprattutto a termine (+412 mila, +16,3%), sia gli indipendenti (+124 mila, +2,6%) "dopo un calo ininterrotto per nove trimestri consecutivi e la stabilità dello scorso trimestre".
È in forte calo il numero di disoccupati (-415 mila in un anno, -16%) e quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-846 mila, -6,1% in un anno). Il tasso di disoccupazione cala all'8,6%.
Il tasso di disoccupazione trimestrale scende così per la prima volta al di sotto del 9% a partire dal terzo trimestre 2011 con l'eccezione del secondo trimestre 2020, contrassegnato dalle misure contro la pandemia. Rispetto all'anno precedente scende di 1,9 punti percentuali e di 0,5 rispetto al trimestre precedente.
Il tasso di occupazione 15-64 anni raggiunge il 59,7% (+3 sull'anno, +0,4 sul trimestre) e il tasso di inattività cala al 34,7% (-2 sull'anno, -0,1 sul trimestre).
Rispetto al quarto trimestre 2021, aumentano soprattutto i dipendenti a termine di 72 mila unità (+2,4% in tre mesi), quelli a tempo indeterminato salgono di 33 mila unità (+0,2%) e gli indipendenti di 15 mila (0,3). Il numero di disoccupati diminuisce (-114 mila, -5,0% in tre mesi), così come quello degli inattivi di 15-64 anni (-66 mila, -0,5%).
Il tasso dei posti vacanti per i quali il datore di lavoro cerca attivamente un lavoratore adatto al di fuori dell'impresa senza trovarlo registra un "lieve calo" nel primo trimestre 2022, fino all'1,9% (-0,2 punti percentuali). L'Istat segnala che questo dato "si mantiene su livelli tra i più elevati dall'inizio del periodo di osservazione" e rispetto all'anno precedente mostra una ripresa "ancora particolarmente marcata" di 0,8 punti percentuali.
Il costo del lavoro per unità di lavoro rimane invariato nel trimestre, come sintesi di una lieve riduzione delle retribuzioni (-0,1%) e di un equivalente aumento degli oneri sociali (+0,1%). Su base annua, invece, il costo del lavoro si riduce dello 0,2%, per effetto della riduzione di entrambe le sue componenti (-0,2% le retribuzioni e -0,4% gli oneri sociali per effetto degli sgravi contributivi per la pandemia).
Sempre nel primo trimestre 2022 le posizioni di lavoro a chiamata o intermittenti sono 228 mila unità, con una crescita dell'86,7% rispetto all'anno precedente e pesano per l'1,7% dell'occupazione complessiva. Una quota che sale al 10% in alberghi e ristoranti ed è raddoppiata nell'ultimo anno. Le posizioni a chiamata crescono, del resto, "in misura rilevante" in tutti i settori, ma l'incremento è particolarmente accentuato nel settore degli alberghi e ristoranti, dove la crescita supera il 168%, dopo il crollo nelle fasi più acute della pandemia. Aumenti "marcati" si registrano anche nei servizi sociali e personali, con una crescita tendenziale del 73,1%. In alberghi e ristoranti, l'aumento dell'occupazione a chiamata si associa a quello delle ore di lavoro pro-capite (+22,8% rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente), che tuttavia rimangono ben al di sotto della media registrata per questa tipologia contrattuale (7,8 in media settimanale).
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