Passo indietro del petrolio e crollo del gas. E' lo scenario che si presenta sul fronte delle materie prime con il procedere della guerra tra Russia e Ucraina. Il primo inverte la rotta sia per le estrazioni negli Usa (Wti -0,63% a 86,32 dollari al barile) sia per quelle nel Mare del Nord (Brent -3,23% a 92,65 dollari al barile).
Il prezzo del gas continua a scendere in vista della riunione di venerdì dei ministri dell'energia dell'Ue per decidere sul price cap. Ad Amsterdam le quotazioni si attestano a 219 euro al megawattora, con una flessione dell'11% e dopo aver toccato un minimo di giornata a 214 euro. In calo anche a Londra dove il prezzo scende a 395 penny al Mmbtu (-14,6%).
Tiene l'oro (+0,08% a 1.711,76 dollari l'oncia) e corre il ferro (+1,84% a 692 dollari la tonnellata), mentre si muove meno l'acciaio (+0,74% a 3,692 dollari la tonnellata) sul fronte dei metalli. Il prosieguo delle esportazioni di grano dai porti dell'Ucraina allenta la tensione sul cereale. Il grano duro cede lo 0,23% a 875,75 dollari e quello tenero lo 0,68% a 805,50 dollari. In entrambi i casi il prezzo è riferito all'unità contrattuale da 5mila staia (bushel).
Perde il 10% il prezzo dell'energia in 7 giorni. Secondo i dati del Gme il costo fissato per l'Italia è oggi pari a 550,97 euro al MWh. Rispetto ai 612,36 dello scorso 30 agosto, il calo è del 10,02%. Nelle ore di picco il prezzo fissato è di 575 euro e in quelle fuori picco di 525,95, con un minimo di 446,77 euro al MWh e un massimo di 730 euro.