Il gas è sceso sotto gli 88 euro segnati il 23 febbraio prima dell'invasione della Russia in Ucraina, senza curarsi delle rinnovate minacce di Mosca sulle forniture all'Europa. Il contratto future Ttf ad Amsterdam ha chiouso in calo del 9% a 82 euro al megawattora. Si è trattato del maggior calo settimanale (oltre il 25% in meno) da settembre grazie non solo all'accordo raggiunto lunedì nella Ue sul price cap.
Ad aiutare la discesa delle quotazioni contribuiscono come nei giorni scorsi anche le previsioni meteo miti con un caldo fuori stagione in alcune zone del Centro e Sud Europa fino a gennaio in un periodo festivo in cui inoltre rallenta tipicamente la domanda di gas da parte dell'industria.
Il metano, che guarda al 'price cap' europeo e al calo dei consumi, dal 15 dicembre ha perso circa il 40% e appare insensibile al rialzo del prezzo del petrolio, che cresce di circa il 3% a 80 dollari al barile dopo la riduzione della produzione di greggio annunciata dalla Russia tra i 500 e i 700mila barili al giorno.
La Russia intende dirottare le sue forniture di gas dall'Europa verso altre aree del mondo, benché il mercato europeo resti "rilevante", ha detto Novak, citato dall'agenzia Tass. Novak, che ha anche quantificato la riduzione della produzione petrolifera annunciata ieri da Vladimir Putin in risposta al 'price cap' europeo di 5-700mila barili giornalieri, ha quindi detto che la produzione di idrocarburi sarà dirottata verso i mercati dell'Asia-Pacifico, dell'Africa e dell'America latina.
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