Economia

Stretta sul Pnrr, due giorni in cabina di regia

Confronto a Palazzo Chigi e in Parlamento. Scoppia il caso Ilva

Il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto

Redazione Ansa

   Nuova accelerazione sul Pnrr. Il tempo stringe per la revisione del Piano e il governo convoca una due giorni di incontri per fare il punto con imprese e sindacati e tirare le fila sulla terza relazione, sulla quarta rata ma anche sul coordinamento dei progetti con i nuovi fondi del RepowerEu.
    In assenza della premier, Giorgia Meloni, impegnata a Bruxelles, Raffaele Fitto ha chiamato a raccolta a Palazzo Chigi i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, tutti i ministri e tutti i segretari alla presidenza del Consiglio per incontrare martedì a partire dalle 13 le associazioni imprenditoriali - Confindustria, Ance, Ania, Abi, Confedilizia, le associazioni agricole e poi quelle professionali - e dopodomani dalle 10 le associazioni delle piccole imprese, gli artigiani, le cooperative e poi le organizzazioni sindacali.

    Due appuntamenti che si incroceranno con quelli parlamentari. Le commissioni Bilancio e Politiche europee di Camera e Senato ascoltano infatti sindacati, Comuni e Regioni, mentre mercoledì, proprio al termine della seconda cabina di regia, toccherà a Fitto riferire davanti a deputati e senatori. Il ministro farà il punto della situazione dopo la decisione presa la scorsa settimana di modificare dieci delle 27 misure previste dalla quarta rata del Recovery: dal progetto Cinecittà ai satelliti, dagli asili nido alle ferrovie.

    La richiesta di modifica è stata inoltrata e condivisa con la Commissione per 'circostanze oggettive'. Ora andrà esaminata attentamente in sede europea per valutare se i nuovi obiettivi daranno all'Italia il diritto alla nuova tranche da 16 miliardi.

    Ma da Bruxelles ancora tutto tace anche sulla terza rata da 19 miliardi, in un'attesa che giorno dopo giorno, nonostante le ripetute rassicurazioni, si fa sempre più fremente.

    Sul tavolo di Fitto è approdata peraltro anche l'ennesima questione da chiudere con l'Unione europea, relativa questa volta all'ex Ilva di Taranto. Per chiudere la procedura di infrazione pendente sullo stabilimento il ministro ha presentato un emendamento al decreto salva-infrazioni, all'esame del Senato. La norma prevede che tutti gli obblighi del primo acquirente dell'impianto pugliese siano obbligatoriamente rispettati anche dai successivi acquirenti, fino a quando non verrà accertata la cessazione dei rischi connessi alla produzione. Un modo per assicurare, negli intenti del governo, che la gestione dell'attività avvenga nel rispetto della normativa ambientale. In pratica, secondo Fitto, l'ex Ilva potrà proseguire l'attività di modernizzazione e di decarbonizzazione, in attuazione del Piano di risanamento ambientale e delle prescrizioni contenute nell'autorizzazione integrata ambientale.

    Una visione opposta a quella di Francesco Boccia, presidente del gruppo del Pd al Senato, secondo cui lo stesso emendamento porta con sé un'estensione dello scudo penale. "La destra di Meloni e Fitto non vuole la decarbonizzazione a Taranto, c'è il tentativo di piegare la città, che non si è mai piegata. Non lo permetteremo, - afferma il senatore dem, pugliese come il ministro - quel miliardo che il Pnrr stanzia sulla decarbonizzazione dell'ex Ilva di Taranto deve essere investito lì e con quella finalità". Boccia inoltre vede nell'emendamento anche una contrapposizione tra Fitto e Urso: una lettura che viene smentita dai ministeri che avrebbero collaborato alla stesura. Per Boccia, invece, "questo emendamento umilia il ministro Urso: c'è Fitto contro Urso, il quale aveva detto il contrario di ciò che è scritto in quell'emendamento, aveva ipotizzato un contratto di programma che in realtà viene negato e vengono presi accordi diretti con un'impresa che ha voltato spalle a Taranto". 
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it