Economia

Le banche rimbalzano in Borsa e guardano alle modifiche

A Piazza Affari le banche recuperano 4 dei 9 miliardi bruciati

Redazione Ansa

La precisazione del governo che fissa allo 0,1% il tetto della tassa sugli extraprofitti delle banche tranquillizza le Borse, che si riprendono dopo il tonfo, ma non i banchieri, che serrano le fila in vista del comitato di presidenza dell'Abi convocato d'urgenza dopo lo shock post Cdm. Lo sconcerto iniziale sta lasciando via via il passo al pragmatismo, che impone di guardare al bicchiere mezzo pieno: la norma può ancora cambiare, e in queste ore si cerca il margine per rendere il suo impatto meno doloroso possibile. Dopo il silenzio del giorno dopo, qualcuno esce allo scoperto per far capire i danni collaterali di un prelievo che rischia soprattutto di colpire le banche più piccole, che fanno credito sul territorio e a causa della tassa dovranno tagliare investimenti o prestiti. "Sparando, come si sta facendo, nel mucchio, il rischio, paradossalmente, è quello di scoraggiare il credito alle piccole e medie imprese e alle famiglie", ha detto il ceo di Illimity, Corrado Passera, che parla di banche "punite con una stangata fiscale", attraverso un provvedimento che va quantomeno "chiarito e corretto".

Se l'impatto emotivo della decisione del governo è stato lo stesso per tutto il mondo bancario, colto di sorpresa come i mercati, quello patrimoniale invece evidenzia grandi differenze. Secondo una elaborazione di Jefferies - al netto di precisazioni nel testo finale della norma che ancora non è in Gazzetta - l'imposta può arrivare a raccogliere un massimo di 2,5 miliardi di euro e l'istituto di credito più penalizzato per impatto sull'utile è la Popolare di Sondrio che dovrebbe versare il 18%. Seguono Banco Bpm al 16%, con Bper e Credem al 15%. Poi i due big Intesa Sanpaolo al 13% e Unicredit al 12%. Chiude Banca Generali al 5%. Ma nella classifica non ci sono banche per ora meno forti sui mercati, come Mps che potrebbe essere tra le più penalizzate dalla nuova imposta. Leggermente diverso l'impatto dell'imposta sugli indici di patrimonializzazione. Chi paga di più in termini di limatura del Cet1 sarebbe Fineco con uno 0,8%, mentre la meno colpita tra le banche maggiori sarebbe Mediobanca, con un calo stimato dello 0,2%. Per adesso, spiegano gli analisti, non è possibile fare stime attendibili sull'esborso per le singole banche, perché si attende di conoscere dettagli fondamentali per i conteggi. Solo qualcuno prova a dare cifre: Cristiano Borean, cfo di Generali ha indicato che "basandosi sulle ultime novità del testo l'impatto per la banca dovrebbe essere di poco meno di 20 milioni".

Di certo c'è che, in chiusura di semestrali, la tassa pesa ancora di più per le piccole banche - le popolari, il credito cooperativo - che hanno bisogno di rimanere molto patrimonializzate perché non hanno investitori e per fare credito devono chiedere l'intervento degli azionisti. Mentre gli istituti più grandi, che compongono il loro utile in modo più variegato, soprattutto attraverso la finanza, hanno meno difficoltà sul fronte patrimoniale. Il danno, però, ci sarà per tutti: secondo un report di Scope Ratings, l'impatto della nuova tassa potrebbe ridurre notevolmente i prossimi profitti. Intanto, almeno a Piazza Affari, le banche si riprendono dallo shock: Milano (+1,3%) è maglia rosa in Europa grazie agli istituti di credito che hanno recuperato circa 4 dei 9 miliardi bruciati nella seduta precedente.

 



   

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