Idillio incrinato, ma senza scontro aperto, tra le banche e il governo. Nella mossa a sorpresa via decreto e senza consultazione della tassa sugli extraprofitti gli istituti di credito leggono un gesto ostile.
La relazione tecnica al decreto omnibus su asset e investimenti riconosce un effetto positivo per le casse dello Stato dagli extraprofiti ma non dà alcun numero sul gettito potenziale. "Dal punto di vista strettamente finanziario, - si legge - la disposizione determina effetti positivi in termini di entrate prudenzialmente non stimati".
La nuova tassa "è credit negative" per il settore, avvertono gli analisti di Moody's. Che ne evidenziano l'effetto negativo per gli istituti: secondo i calcoli proforma su cinque banche che rappresentano oltre il 60% del margine di interesse del sistema (UniCredit, Intesa Sanpaolo, Bper, Banco Bpm e Mps) "ridurrà sensibilmente il loro reddito netto", con un peso di "circa il 15% dell'utile netto 2022 del sistema". Per Fitch intaccherà la redditività delle banche, ma senza comportare un abbassamento del rating. Ma c'è anche il rischio che il contraccolpo abbia dimensioni più estese. "La Robin Hood tax danneggia la reputazione dell'Italia", titola il Financial Times. E mentre la presidente di Banca Etica lancia l'allarme sul rischio che la tassa provochi "un ulteriore credit crunch", il presidente dell'Acri Francesco Profumo esprime timori per i dividendi delle fondazioni. Preoccupate anche le opposizioni, con Calenda che prevede un aumento delle commissioni. Mentre da dentro la maggioranza Fi promette correzioni in Parlamento.
In questa dialettica tra il governo e le banche si inserisce infine il dietrofront del governo sull'estinzione anticipata dei prestiti. Una 'correzione' anticipata nei giorni scorsi da FdI per rimediare ad uno scivolone della maggioranza sul decreto salva-Infrazioni, che aveva inserito una restrizione temporale a danno dei consumatori e a vantaggio delle banche. Che secondo alcuni osservatori avrebbe viaggiato parallela all'accelerazione sulla nuova tassa sugli extraprofitti. Nei giorni scorsi FdI aveva annunciato la correzione nel primo provvedimento utile. Detto fatto: la norma è nel decreto Asset e ripristina la regola per cui, in caso di estinzione anticipata dei contratti di credito al consumo, il consumatore ha diritto alla restituzione di tutti i costi sostenuti (comprensivi di interessi e spese) a prescindere da quando siano stati stipulati i contratti.
Leggi l'articolo completo su ANSA.it