Tagliare ciò che non funziona, dirottare su altro le risorse di misure ereditate ma non condivise, utilizzare gli avanzi di capitoli non più necessari. E' anche tra le pieghe dei bilanci dei ministeri che il governo va a caccia di risorse per la prossima manovra. La coperta a disposizione infatti è ancora troppo corta e bisogna accelerare sui tagli. Il richiamo è arrivato dalla stessa premier Giorgia Meloni che ai ministri ha dettato la linea: via "sprechi e inefficienze". Una strada che però agita le opposizioni, preoccupate del rischio che i tagli arrivino a toccare la sanità. E con il tempo che stringe sale anche il pressing dei sindacati, con il leader della Cgil Maurizio Landini che chiede di avviare subito il confronto.
La forma con cui il governo sta plasmando la manovra è chiara: sarà incentrata "sulle famiglie, sulla lotta alla denatalità e sui sostegni alle fasce deboli", promette la premier. Quindi strada spianata per la conferma del taglio del cuneo oltre che le risorse per l'assegno unico, mentre si lavora ad un pacchetto natalità, con aiuti alle famiglie con 3 figli, sgravi per chi assume mamme e bonus secondo figlio. E spunta anche l'ipotesi di un bonus sport per le famiglie meno abbienti e con più figli, che - annuncia il nuovo responsabile sport di FdI Paolo Marchesi - potrebbe arrivare con un ddl ad hoc o essere inserito in manovra. Ma a determinare cosa ci sarà o meno sono le risorse, al momento ferme a meno di un terzo di quanto necessario per gli interventi considerati essenziali. Di qui l'appello con cui la premier ha cercato di sensibilizzare i ministri sul tema dei tagli.
Si tratta di "capire come si spendono le risorse, verificare per cosa, e dirottare su altro le risorse per misure che non condividiamo", è la linea. Un lavoro certosino, dunque, che si spera frutti risorse utili da convogliare nella manovra. La verifica arriverà a breve: entro il 10 settembre, infatti, i ministri dovranno presentare al responsabile dell'economia Giancarlo Giorgetti le proposte di risparmio con cui intendono attuare la spending review. L'obiettivo imposto dal Mef è 1,5 miliardi in tre anni. La caccia alle risorse guarda anche ad altri risparmi di spesa mentre il caro-energia, che ha assorbito due terzi della manovra lo scorso anno potrebbe dare un atregua con i prezzi dell'energia più bassi. Ci sono poi i 2 miliardi di risparmi attesi dall'assegno unico.
Si guarda anche all'avvio della riforma fiscale, in particolare alle risorse attese dal nuovo rapporto più collaborativo tra fisco e contribuente. Mentre qualcosa si spera di racimolare anche dalle privatizzazioni, anche se questa voce una tantum andrebbe usata solo per ridurre il debito: il ministro Giorgetti, comunque, non esclude che vi si possa ricorrere e l'idea sarebbe quella di cedere quote di minoranza nelle partecipate preservando il controllo pubblico. Difficile, invece, che si possa mettere mano al deficit, vista la delicata partita che si giocherà in Europa sul nuovo Patto di Stabilità, con il rischio concreto che da gennaio si torni ai vecchi vincoli. In questo quadro ancora tutto da definire si fa sentire il leader della Cgil Landini, che scrive alla premier perché convochi le parti sociali e avvii un confronto sui tanti temi sul tavolo, dalle pensioni al salario minimo. La difficile ricerca di risorse intanto allarma le opposizioni. "Non hanno i soldi per mantenere le promesse", attacca la segretaria del Pd Elly Schlein, che torna ad insistere perché in manovra ci siano risorse per la sanità. A preoccupare è anche il rischio che si freni sull'indicizzazione delle pensioni. E sul rinnovo dei contratti della Pa i sindacati sono già sul piede di guerra, pronti alla mobilitazione se non ci saranno risposte.
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