Ultimo giro di pista per la riforma del Patto di stabilità europeo in vista dell'Ecofin straordinario giovedì. Sulla carta si crede sia ancora possibile non solo un accordo politico ma persino un orientamento generale del Consiglio per far avanzare la riforma. In realtà nelle ultime ore è cresciuta molto la sfiducia delle diplomazie: La Germania si è messa di traverso, sulle garanzie per il calo del deficit ma non solo. E inizierebbe anche a vacillare l'inossidabile ottimismo della presidenza spagnola di turno dell'Ue sul negoziato portato avanti tra Berlino e Parigi, nella percezione che la Germania stia chiedendo sempre di più e la Francia conceda troppo, compromettendo l'equilibrio della riforma. In tutto questo l'Italia starebbe portando avanti con forza il negoziato su tutti i fronti, con la preoccupazione già trapelata di non firmare regole che si rivelino poi insostenibili. Sul Patto, intanto, domani il ministro Giancarlo Giorgetti sarà in audizione alla Commissione Bilancio.
Giovedì pomeriggio prima dell'Ecofin si riuniranno i ministri delle Finanze dell'Eurozona e l'attesa è che vadano ancora una volta in pressing sull'Italia per il Meccanismo europeo di stabilità, con un "punto sui progressi compiuti sulla ratifica" ufficialmente in agenda. A fine anno si concluderà la transizione per arrivare ad affiancare agli 80 miliardi del Fondo unico di risoluzione anche una linea di emergenza ulteriore per 68 miliardi in caso di crisi bancaria, data come 'paracadute' dal Mes, ma che sarebbe mancante senza la ratifica.
Nel merito della riforma del Patto, intanto, uno dei punti da ultimo più osteggiati da Berlino sarebbe quello relativo al meccanismo per far calare il deficit dei Paesi con un disavanzo pubblico sopra il tetto del 3% del Pil. La convergenza trovata prevedeva un aggiustamento fiscale annuo primario pari allo 0,5% del Pil: ma considerarlo "primario" comporterebbe che gli interessi non siano conteggiati, con una differenza importante nei tempi di rientro che la Germania non vuole assolutamente.
Tutti i 'frugali' son contrari poi a dar troppa elasticità a deviazioni dei piani di spesa a 4-7 anni, che gli Stati andranno a concordare con la Commissione Ue (la riforma prevede un complesso criterio di monitoraggio). E ci sono ancora serrati negoziati sui "fattori rilevanti" da considerare per aver indulgenza sull'apertura della procedura per deficit eccessivo.
Questi "fattori rilevanti" (sino ad ora si è parlato soprattutto degli investimenti della difesa) potrebbero essere il punto in cui aprire una breccia per la 'golden rule' o eccezione sulla spesa, chiesta a più riprese dall'Italia, soprattutto per gli investimenti nelle priorità Ue, come la transizione green e digitale. Sino ad ora è parso esserci poco o nessuno spazio, ma il negoziato, appunto, non sarebbe ancora chiuso.
Venerdì, intanto è attesa una comunicazione sulla Bei, con la proposta del nome di Nadia Calvino per la presidenza da parte del ministro delle Finanze che ha portato avanti i negoziati, il belga Vincent Van Peteghem. A quel punto, dopo l'Ecofin, il consiglio Bei dovrebbe proseguire nell'iter formale di nomina. Oltre a Calvino sono candidati, tra gli altri, Margrethe Vestager e l'italiano Daniele Franco.
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