Economia

Presto ratifica Mes in Parlamento dopo l'intesa sul Patto

Sulle nuove regole di bilancio si tratta a oltranza

Presto ratifica Mes in Parlamento dopo l'intesa sul Patto
Il direttore generale del Mes, Pierre Gramegna

Redazione Ansa

L'Europa ha fiducia che la ratifica italiana della riforma del Meccanismo europeo di stabilità si farà la prossima settimana. "Abbiamo ricevuto indicazioni dal ministro Giancarlo Giorgetti che il processo di ratifica del Mes sarà discusso dal Parlamento la prossima settimana". E tra i ministri delle Finanze dell'Eurozona "molti hanno espresso la speranza che questa settimana sarà un successo per questa ratifica": E' il direttore generale del Mes, Pierre Gramegna, ad annunciare l'attesa di una fumata bianca dall'Italia sul controverso e politicamente delicato tema dell'ex fondo 'Salva Stati'. Tutto si tiene, del resto, in una svolta che oltre a Roma è attesa o almeno possibile anche a Bruxelles sulla riforma del Patto di stabilità. Dopo mesi e mesi di negoziato, infatti, questa sera la revisione della governance economica arriva al confronto finale in una cena Ecofin organizzata con durata aperta, ad oltranza quindi. "Abbiamo avvertito i ministri che la notte sarà lunga e il nostro obiettivo è che si raggiunga un accordo politico in questa riunione", ha affermato la vicepremier spagnola Nadia Calvino, alla presidenza di turno dell'Ue.
    La previsione è comunque quella di un braccio di ferro serrato e dall'esito per nulla scontato. A tal punto che il commissario Ue all'Economia, Paolo Gentiloni, gli dà appena un "51%" di possibilità di successo. "Tutti stanno venendo a questo meeting con una attitudine positiva e costruttiva e l'Italia non è un'eccezione", ha però detto un diplomatico Ue rispetto all'ipotesi che Roma ponga il veto su alcuni punti, a tutela degli investimenti e contro un'austerity inapplicabile. "Ci sono ancora delle differenze tra gli Stati membri sulle regole fiscali, ma se tutti approcciano questo processo in maniera costruttiva penso che siano superabili", ha affermato il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis.
    L'impostazione della riforma è nota: si prevedono piani di spesa degli Stati a 4-7 anni con traiettorie tecniche calcolate dalla Commissione per il rientro del debito e del deficit. Con il disavanzo oltre il 3% del Pil scatta in automatico un aggiustamento strutturale annuo pari allo 0,5% del Pil. O almeno dovrebbe, perché il punto sembra a sorpresa tornato in trattativa su esplicita richiesta della Francia: Secondo il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire sarebbe "ragionevole" pensare a un modo per "incoraggiare gli investimenti e le riforme strutturali, introducendo una flessibilità che potrebbe essere di 0,2 punti all'anno". Per il resto sul Patto c'è un "accordo al 90%" con la Germania, ha affermato. Ma con regole che impediscono gli investimenti "non ci sarà innovazione, produttività e crescita in Europa", ha avvertito. "Questo principio è una linea rossa assoluta". Il 'falco' tedesco Christian Lindner ha cercato però di chiudere rapidamente il tema - "originariamente c'era un accordo per non toccare la procedura per deficit" -, ma solo nella notte si capirà in realtà chi ha avuto la meglio. Come contropartita Parigi sembra aver aperto sulla parola magica dell'aggiustamento strutturale, che non chiede più sia solo "primaria", ovvero senza considerare gli interessi sul debito.
    Al Parlamento europeo, intanto, i relatori della Econ hanno trovato un'intesa sulla riforma, che andrà al voto in Commissione l'11 dicembre e secondo le attese in Plenaria il 17 gennaio. "Crediamo che potremo avere una maggioranza perché abbiamo il supporto di S&D, Ppe e Renew ha spiegato una delle relatrici della Econ, Margarida Marquez. Al Pe non si prevedono salvaguardie sul deficit, e si respinge anche l'idea che la procedura per deficit venga aperta in automatico, mentre sul calo del debito si parla di un arco temporale di 14-17 anni.
    
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it