Un vaso di cocci in mezzo a vasi di ferro, destinato a giocare un ruolo di secondo piano se la rotta non verrà invertita. Parte da qui il lavoro che Mario Draghi si appresta a mettere nero su bianco per rilanciare la competitività dell'Europa rispetto ai due colossi che la affiancano, gli Stati Uniti e la Cina.
La presidente della Commissione si era impegnata a mettere in campo un fondo di sovranità ad hoc ma, di fronte alle resistenze dei Paesi membri, ha dovuto ripiegare sulla meno ambiziosa piattaforma Step per l'innovazione tecnologica: una manciata di miliardi da inserire nella revisione del bilancio comunitario che sarà sul tavolo del vertice straordinario dei 27 del primo febbraio.
Di certo il tema sarà centrale per la Commissione che verrà. In questo contesto il report di cui è stato incaricato Draghi rappresenterà uno strumento d'azione fondamentale. Di fronte ai commissari europei Draghi su un punto è stato chiaro: "c'è la necessità di definire una roadmap ampia e dettagliata, che identifichi chiaramente priorità, linee d'azione e politiche da mettere in atto nei diversi settori". "L'individuazione di questi percorsi, ha spiegato, riproponendo un approccio a lui caro, non potrà che essere basata su un'analisi accurata dei dati. Per questo "la relazione sarà un esercizio il più possibile aperto: aperto all'ascolto di tutti gli stakeholder rilevanti, aperto ai contributi di tutti coloro che siano interessati a darne, aperto alla ricerca di soluzioni incisive e ambiziose", è stato il messaggio lanciato dall'ex presidente della Bce. Del resto, hanno riferito fonti europee, nel corso della riunione Draghi si è dedicato principalmente all'ascolto dei commissari, che sono intervenuti sia su aspetti generali relativi alla competitività sia a quelli più connessi alle singole deleghe. La vice presidente Vera Jourova, ad esempio, ha rimarcato la necessità di alleggerire regole e burocrazia per le aziende. A fornire il quadro di partenza per il dibattito è stato lo stesso Draghi.
A partire dal 2016, ha osservato, si è assistito a una serie di fatti nuovi e rilevanti per l'Europa, dall'elezione Trump all'affacciarsi prepotente della transizione green, fino all'avvento, ben più veloce del previsto, dell'IA. In questo contesto l'economia europea ha fatto registrare un progressivo indebolimento, perdendo slancio e cedendo centralità nelle catene dell'offerta, a beneficio di altri Paesi come Stati Uniti e Cina. Con un'appendice: i primi hanno risposto con l'Inflaction Reduction Act, la seconda con una politica economica più aggressiva nei confronti dell'Occidente. L'allarme di Draghi è anche quello degli industriali Ue che l'ex premier ha incontrato giovedì a Bruxelles. E riguarda i principali settori dell'economia. La soluzione, al momento, resta un rebus. Ma non pochi, in Ue, spingono per una riedizione del modello Recovery, questa volta in chiave competitività.
"Caro Mario Draghi grazie per l'eccellente scambio di vedute sulla competitività", ha scritto su X von der Leyen rilanciando una foto che li vede a colloquio, ciascuno sul divanetto rosso. Resta da vedere se parallelamente all'avanzare del suo report cresceranno anche le voci che vogliono Draghi come successore di Charles Michel. Nessuna ipotesi è da escludere, neanche quella di un presidente ad interim che traghetti il Consiglio europeo da giugno a novembre. Con i Socialisti che, in ogni caso, stanno alla finestra: nel caso di confermino il secondo partito dopo il Ppe, da giugno, la casella dell'Europa Building potrebbe spettare a loro.
Draghi: 'L'economia Ue è indebolita, serve una road map'
Report su competitività sarà esercizio aperto e basato sui dati