Economia

Da Milei al genero di Trump, i 'badboys' a Davos

Alcuni assenti dal programma ma annunciati dai 'rumors'

Il presidente argentino Javier Milei

Redazione Ansa

A Davos li si nota di più se non sono nel programma ufficiale, ma se si fanno annunciare dalle voci di corridoio o dai gossip della stampa. E se non seguono i lavori del World economic forum ma se fanno incontri bilaterali negli alberghi delle vicinanze.

 

Dal neopresidente argentino, ultraliberista di destra, Javier Milei, al genero di Donald Trump, Jared Kushner, allo sceicco Mohammed bin Salman: sono parecchi i 'cattivi ragazzi' attesi quest'anno alla 54esima edizione del World economic forum che prende il via a Davos, da sempre vetrina dei potenti della Terra, criticato per la sua esclusività visto che la quota per entrare parte dai 50 mila dollari a persona.

 

 Non tutti i partecipanti sono presenti nel programma ufficiale degli oltre 200 panel, e chi non c'è viene considerato un ospite ancora più esclusivo, con un'agenda talmente segreta che diventa subito oggetto di speculazioni tra gli addetti ai lavori e i giornalisti. E' il caso del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, che voci di corridoio danno in arrivo per la prima volta assieme ad una nutrita delegazione saudita.

 

Anche il genero di Trump, marito della figlia Ivanka e suo consigliere quando era alla Casa Bianca, non è nella lista ufficiale dei presenti. Ma con la sua società di consulenza, Affinity Partner, non ha nessun problema a farsi vedere a Davos negli stessi giorni dello sceicco Bin Salman, visto che il fondo di investimenti pubblici saudita ha investito anche nelle sue consulenze. Un legame già controverso ai tempi di Trump presidente, che qualcuno vide come il motivo per cui gli Usa non condannarono ufficialmente l'omicidio del giornalista Khashoggi, nonostante la Cia concluse che i sauditi erano direttamente coinvolti.

 

Sulla lista dei partecipanti c'è invece Javier Milei, da qualche mese alla guida dell'Argentina. Non è una presenza nuova al forum, che segue da anni, ma il suo nuovo incarico lo rende una personalità su cui puntare i riflettori. Soprattutto durante il suo "special address", il discorso che terrà da solo sul tema della frammentazione globale. In lista nei panel anche l'autoritario presidente del Ruanda, Paul Kagame, alla guida del piccolo Paese africano dalla fine del genocidio ruandese del 1994. A Davos parlerà del piano del settore privato per rilanciare il commercio africano. Ma, come da tradizione, sono gli incontri non segnalati ad attirare l'attenzione: come quelli del presidente ucraino Volodymyr Zelensky con uno dei banchieri più potenti del pianeta, il numero uno di JP Morgan, Jamie Dimon, con cui dovrebbe parlare dei fondi per la ricostruzione.

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