Ricostruire la fiducia per rilanciare la crescita economica in un mondo sempre più frammentato e scosso dalle guerre che continuano a spargere incertezza sulle prospettive: non è un obiettivo facile quello che si è dato il World Economic Forum che si apre domani a Davos, in Svizzera, un appuntamento annuale giunto alla sua 54ma edizione.
Secondo gli organizzatori è l'anno più complesso data la situazione geopolitica che mette sotto pressione governi ed attori economici. Non a caso sarà proprio la diplomazia ad avere un ruolo di primo piano nella settimana di lavori del forum: a partire dal presidente ucraino Volodimyr Zelensky a quello israeliano Isaac Herzog, dal segretario di Stato Usa Blinken a tutti i premier dei Paesi mediorientali, nella cittadina svizzera si manderà avanti una complessa tessitura, provando a riannodare la trama slabbrata delle relazioni internazionali.
Già domenica una riunione di oltre 80 diplomatici ha fatto il punto il punto sulla proposta di pace ucraina, ma nei prossimi giorni si discuterà anche di Gaza perché, per il presidente del Wef Borge Brende, si rischia un'escalation che va evitata in tutti i modi, per questo anche il forum di Davos vuole dare il suo contributo facilitando il confronto degli attori coinvolti. Le tensioni e i rischi per la sicurezza dei personaggi di primo piano hanno costretto le autorità svizzere ad un dispositivo di sicurezza rafforzato: intorno a Davos, il perimetro di 250 chilometri piantonato da novemila agenti di polizia, con posti di blocco che rallentano l'ingresso e dove sono piazzati anche cecchini ed esperti di cybersecurity. Oltre alla chiusura dello spazio aereo sulla città.
Ma gli oltre 200 panel in sei giorni toccheranno molti altri temi, a partire dalla sfida dell'intelligenza artificiale, con l'ad di Open AI Sam Altman che darà indizi sullo sviluppo futuro della controversa tecnologia dalle potenzialità ancora tutte da esplorare, così come i suoi rischi. I 60 capi di Stato e di governo presenti, assieme ai 2800 leader economici e ai 16 banchieri centrali, affronteranno anche la questione della crescita che quest'anno, secondo le stime del Wef, si fermerà al 2,9% a livello globale, con il commercio fermo allo 0,8%.
Pesa ancora la stretta del credito, che però dovrebbe allentarsi con il calare dell'inflazione, e gli scambi commerciali frenati dalle guerre in corso. L'Europa è l'area geografica che paga di più, con due guerre alle porte e un'inflazione ancora non dà certezze, tanto che la Banca centrale europea non accenna a parlare di un possibile taglio dei tassi.
L'Italia sarà rappresentata dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, che sarà a Davos mercoledì e giovedì, mentre tra gli esponenti del mondo imprenditoriale ci saranno, tra gli altri, i presidenti di Eni ed di Enel, Giuseppe Zafarana e Paolo Scaroni, l'ad di Acea Fabrizio Palermo, gli ad di Intesa Sanpaolo e Unicredit, Carlo Messina e Andrea Orcel, e il presidente di Unicredit Pier Carlo Padoan.