Economia

Giornata dell'Acqua, investimenti raddoppiati ma perdite ancora elevate

Il rapporto di Utilitalia, 'serve una riforma del settore'.

Giornata dell'Acqua

Redazione Ansa

In dieci anni l'Italia ha visto raddoppiare gli investimenti nel settore idrico, passati da 33 euro per abitante nel 2012 a 64 euro nel 2022, ma rimane marcata la distanza con la media europea degli ultimi cinque anni (82 euro) e la rete del Belpaese fa ancora un po' acqua da tutte le parti con perdite pari a circa il 42%. Bicchiere mezzo pieno insomma. A fare il punto è il Blue Book 2024 promosso da Utilitalia e realizzato dalla Fondazione Utilitatis, insieme al Libro Bianco 2024 "Valore Acqua per l'Italia" di The European House - Ambrosetti, presentati ieri, vigilia della Giornata mondiale dell'acqua.
    Negli ultimi anni le tariffe del servizio idrico sono aumentate di circa il 5% annuo, anche se quelle italiane rimangono tra le più basse d'Europa. Il valore degli investimenti sostenuti dalla tariffa è cresciuto fino a circa 4 miliardi l'anno, a fronte di un fabbisogno per il settore stimato in almeno 6 miliardi annui. Benché il Pnrr stia dando un impulso significativo con circa un miliardo in più stanziato, attraverso la rimodulazione, per la riduzione delle perdite, serviranno più risorse: circa 0,9 miliardi di euro l'anno fino al 2026 e almeno 2 miliardi di euro l'anno dopo la chiusura del Piano, così da raggiungere i 100 euro per abitante.
    La filiera idrica estesa genera valore per 367,5 miliardi di euro, pari al 19% dell'intero Pil nazionale, un dato in crescita dell'8,7% rispetto al 2021. Numeri importanti ma è urgente "superare le residue criticità in tema di governance", ha sottolineato il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini, ribadendo una "proposta di riforma del comparto in quattro punti: riduzione della frammentazione, introduzione di parametri di verifica gestionale, consolidamento industriale del settore, approccio integrato tra i diversi usi dell'acqua".
    L'impatto sull'economia italiana è testimoniato anche da altri numeri. "Il ciclo idrico esteso, che include le sette fasi del ciclo idrico integrato, la fornitura di software, tecnologia e le filiere di fornitura, ha generato nel 2022 un valore aggiunto di 9,3 miliardi di euro, con una crescita media annua del 3,8% nel periodo 2010-2022, superiore sia alla media del settore manifatturiero che a quella dell'intero Pil italiano", ha spiegato Valerio De Molli, managing partner e Ceo di The European House - Ambrosetti.
    L'evento di presentazione dei due studi è stato anche occasione di confronto tra i vari attori del settore. "Servono circa 48 miliardi di investimenti, 32 sul ciclo idrico e 15 sull'idroelettrico nei prossimi 10 anni", ha detto l'amministratore delegato di A2A, Renato Mazzoncini, chiedendo un intervento "sulla parte legislativa, che oggi mi sembra ancora estremamente demagogica e non contemporanea".
    Di riuso "imprescindibile" ha parlato il vicedirettore generale corporate di Acea, Pier Francesco Ragni, perché "la risorsa si sta riducendo a fronte di un incremento della domanda" quindi "serve un adeguamento normativo e occorre incentivare il riuso".

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