Nelle reti idriche italiane si perde ancora il 42,4% dell'acqua potabile: lo sottolinea l'Istat sulla base dei dati del 2022 spiegando che nel 2022 l'acqua dispersa nelle reti comunali di distribuzione dell'acqua potabile soddisferebbe le esigenze idriche di 43,4 milioni di persone per un intero anno. Il dato sulla dispersione è peggiore di quello del 2020 (42,2%).
Le reti comunali di distribuzione erogano ogni giorno, per gli usi autorizzati, 214 litri di acqua potabile per abitante (36 litri in meno del 1999). Nel 2023 è al 28,8% la quota delle famiglie che non si fidano a bere acqua di rubinetto (stabile rispetto al 2022).
Nel 2022, il volume di acqua prelevata per uso potabile in Italia è pari a 9,14 miliardi di metri cubi, impiegati per assicurare gli usi idrici quotidiani della popolazione, ma anche di piccole imprese, alberghi, servizi, attività commerciali, produttive, agricole e industriali collegati direttamente alla rete urbana, nonché le richieste pubbliche (scuole, uffici pubblici, ospedali, fontanili, ecc.). Il prelievo giornaliero di 25,0 milioni di metri cubi, pari a 424 litri per abitante, è reso possibile da una fitta rete di approvvigionamento ( circa 37.400 fonti attive per gli usi idropotabili).
Prosegue la lenta e modesta contrazione dei volumi prelevati registrata a partire dal 2018. Nonostante il volume prelevato nel 2022 si sia ridotto dello 0,5% rispetto al 2020 (-4% rispetto al 2015), l'Italia si riconferma - da oltre un ventennio - al primo posto nell'Unione europea per la quantità, in valore assoluto, di acqua dolce prelevata per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei (escludendo quindi i prelievi da acque marine). Tra i Paesi Ue27 dell'area mediterranea, l'Italia è tra quelli che utilizzano maggiormente acque sotterranee, prelevate da pozzi e sorgenti, per soddisfare le richieste idropotabili della popolazione.
In termini pro capite, il divario tra i Paesi Ue27 è ampio e l'Italia - con 155 metri cubi annui per abitante - si colloca in terza posizione, preceduta solo da Irlanda (200) e Grecia (159), e seguita a netta distanza da Bulgaria (118) e Croazia (111). La maggior parte degli Stati membri (20 su 27) ha prelevato tra 45 e 90 metri cubi di acqua dolce per persona per l'approvvigionamento pubblico.
Sebbene il 2022 sia stato l'anno più caldo e il meno piovoso dal 1961, il prelievo ad uso potabile non sembra aver subito, nel complesso, variazioni significative, nonostante a livello locale si siano, in alcuni casi, registrate importanti criticità in determinati periodi dell'anno.
Nel 2023, la quota di famiglie che lamentano irregolarità nel servizio di erogazione dell'acqua nelle loro abitazioni è pari all'8,9% ed è in lieve diminuzione rispetto al 2022 (9,7%).
Il disservizio investe le regioni in percentuali molto diverse e interessa circa 2 milioni 300mila famiglie; tra queste, oltre i due terzi è residente nel Mezzogiorno (1,6 milioni di famiglie).
Calabria (38,7% di famiglie) e Sicilia (29,5%) sono le regioni più esposte ai problemi di erogazione dell'acqua nelle abitazioni.
Nel 2023, la quota di persone di 11 anni e più che consuma almeno mezzo litro di acqua minerale al giorno è pari all'81,8% ed è sostanzialmente invariata rispetto al 2022. Il maggiore consumo di acqua minerale si registra nel Nord-ovest (87,2%) e nelle Isole (84,8%), quello minore nel Sud (74,3 %). In particolare, a livello regionale, l'Umbria mantiene il primato nel consumo di acqua minerale (90,3%), mentre nella Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen si registra il valore minimo (59,3%).
L'Emilia Romagna è la regione italiana che perde meno acqua potabile nelle proprie reti idriche con il 29,7%, seguita dalla Valle d'Aosta con il 29,8% mentre la peggiore è la Basilicata con il 65,5%, seguita dall'Abruzzo con il 62,5%: è quanto si legge nelle tabelle del Report Istat sulle statistiche sull'acqua riferite al 2022. Nel complesso le perdite idriche di acqua potabile in Italia sono al 42,4%. Se si guarda ai comuni capoluogo di provincia il peggiore è Potenza (71%). "In più di un capoluogo su tre - si legge - si registrano perdite totali in distribuzione superiori al 45%.
Le condizioni di massima criticità, con valori pari ad almeno il 65%, sono a Potenza (71,0%), Chieti (70,4%), L'Aquila (68,9%), Latina (67,7%), Cosenza (66,5%), Campobasso (66,4%), Massa (65,3%), Siracusa (65,2%) e Vibo Valentia (65,0%). Una situazione infrastrutturale più favorevole, con perdite inferiori al 25%, si verifica in circa un capoluogo su quattro. Perdite inferiori al 15% si rilevano in sette città: Como (9,2%), Pavia (9,4%), Monza (11,0%), Lecce (12,0%), Pordenone (12,1%), Milano (13,4%) e Macerata (13,9%)". A Roma le perdite sono al 27,9%.
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