Nel 2023, i minori che appartengono a famiglie in povertà assoluta sono pari a 1,3 milioni, un numero sostanzialmente stabile rispetto al 2022. Lo indica l'Istat, aggiungendo però che l'incidenza di povertà assoluta individuale per i minori è pari al 14%, il valore più alto della serie storica dal 2014.
Rispetto al 2022, le incidenze di povertà sono stabili tra i giovani di 18-34 anni (11,9%) e tra gli over65 (6,2%), che restano la fascia di popolazione a minore disagio economico.
In generale, le famiglie in povertà assoluta si attestano all'8,5% del totale delle famiglie residenti (erano l'8,3% nel 2022), corrispondenti a circa 5,7 milioni di individui (9,8%; quota pressoché stabile rispetto al 9,7% del 2022).
Il quadro, rimarca l'Istat, è di sostanziale stabilità rispetto al 2022: in particolare si tratta di oltre 2 milioni 234mila famiglie, per un totale di circa 5 milioni 752mila individui in povertà assoluta. Sono indicate come assolutamente povere le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore a una soglia minima corrispondente all'acquisto di un paniere di beni e servizi considerato essenziale a garantire uno standard di vita minimamente accettabile e a evitare gravi forme di esclusione sociale. Nel Nord, dove le persone povere sono quasi 136mila in più rispetto al 2022, l'incidenza della povertà assoluta a livello familiare è sostanzialmente stabile (8,0%), mentre si osserva una crescita dell'incidenza individuale (9,0%, dall'8,5% del 2022). Il Mezzogiorno mostra anch'esso valori stabili e più elevati delle altre ripartizioni (10,3%, dal 10,7 del 2022), anche a livello individuale (12,1%, dal 12,7% del 2022).
Nel 2023, la stima preliminare della spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia è pari a 2.728 euro mensili in valori correnti, in crescita del 3,9% rispetto ai 2.625 euro dell'anno precedente. Tale crescita, tuttavia, risente ancora in larga misura dell'aumento generalizzato dei prezzi (+5,9% la variazione su base annua dell'indice armonizzato dei prezzi al consumo). Lo indica l'Istat, aggiungendo che in termini reali, la spesa media si riduce infatti dell'1,8%.
I dati Istat sui consumi delle famiglie del 2023 "confermano che gli italiani hanno speso di più per acquistare di meno, a causa del forte impatto del caro-prezzi del nostro Paese". Lo afferma il Codacons, commentando i dati Istat. Nel 2023 la spesa media mensile cresce del 3,9% rispetto all'anno precedente, ma in termini reali si riduce dell'1,8% per effetto dell'inflazione - sottolinea il Codacons, sostenendo che questo significa che "ogni nucleo ha ridotto gli acquisti in media per 567 euro rispetto all'anno precedente: al netto dell'inflazione, quindi, la spesa per consumi degli italiani è crollata complessivamente per 14,6 miliardi di euro nel 2023". Per il presidente Carlo Rienzi, "le misure attuate dal governo per mitigare gli effetti dell'inflazione, a partire dal paniere salva-spesa, non hanno prodotto gli effetti sperati. I rincari vanno contrastati con misure efficaci e strutturali e non con provvedimenti spot inadeguati a tutelare le tasche delle famiglie", conclude.
Leggi l'articolo completo su ANSA.it