La scadenza del 2026 per impiegare gli aiuti europei con il Pnrr "è una scadenza formale", e proporre di farla slittare oltre non è una "bestemmia": se l'attuale Commissione europea uscente non lo ha capito, magari la prossima, con una legislatura dove la destra peserà di più dopo il voto di giugno, "forse valuterà diversamente". Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti si accalora sui circa 194 miliardi di aiuti che il Recovery Fund pandemico ha destinato all'Italia con l'impegno solenne, ormai quasi quattro anni fa, a spenderli tutti entro il 2026. E il paradosso dell'Ue che chiede di accelerare la spesa, con un'Italia in difficoltà nell'impiegare quei fondi dopo un decennio in cui aveva accusato Bruxelles di scarsa solidarietà, rischia di diventare un tema elettorale.
Poco prima di Giorgetti, Paolo Gentiloni, il Commissario Ue agli Affari economici, aveva ribadito: "L'attuazione tempestiva dei Pnrr è essenziale, perché la scadenza del 2026 è fissa". Mettendo fretta ai Governi: "è fondamentale che in questa seconda metà gli Stati membri mantengano lo slancio e accelerino dove necessario". Un pungolo - in verità rivolto a tutti i 'ritardatari' dell'Unione mentre il Governo italiano vanta di essere fra i primi - che una volta atterrato durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi non dev'essere piaciuto. "Io faccio il ministro dell'Economia, Gentiloni fa il commissario, Lagarde fa il governatore della banca centrale: posso esprimere il mio auspicio, è una bestemmia?", chiede retoricamente Giorgetti. "Tra colleghi ministri tutti quanti ci diciamo questo, la commissione rimane ferma, chissà la prossima forse valuterà diversamente". Per poi aggiungere, "io la proposta l'ho già portata, mi consigliano di non insistere io invece insisto ma da quando è stato approvato il Pnrr è scoppiata una guerra in Europa, forse qualcuno non se ne è accorto". Una proroga "ragionevole", che "sarà un elemento di dibattito nei prossimi mesi e nei prossimi anni". "Siamo nel 24: io non vorrei che Bruxelles faccia come si fa a Roma, che la proroga si fa il giorno prima", è la chiosa finale del ministro che alle voci che lo danno 'papabile' per l'economia nella prossima commissione si schernisce, "ho dato disponibilità, come è noto, a sostituire eventualmente Allegri (allenatore della Juventus, ndr)".
Ma è muro anche da Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione Ue: "Diversi Stati membri dovranno recuperare i ritardi" sull'attuazione dei Pnrr "nel corso del 2024, mentre ci avviciniamo al 2026: la data limite per lo strumento". Il commissario lettone si sofferma anche sull'altro pilastro del Pnrr oltre gli investimenti pubblici: le riforme strutturali per aumentare durevolmente la crescita. Bene l'Italia che "sta riformando il proprio sistema giudiziario per ridurre la durata dei procedimenti giudiziari", dice. Senza soffermarsi sugli altri due capitoli di riforma del Pnrr, concorrenza (il ddl di dicembre 2023 è un provvedimento "vuoto" secondo i detrattori) ed evasione fiscale (dove il Governo punta sul concordato preventivo, che però secondo l'opposizione "incentiva" l'evasione). Sullo sfondo della sfida Roma-Bruxelles sul 2026, il desiderio di alcuni Paesi europei di rendere permanente la mutualizzazione del debito fatta con Pnrr e le resistenze dei 'nordici'. "Quando sento parlare di debito pubblico europeo, l'aria che tira nel consesso europeo è largamente maggioritaria in senso contrario", ragiona Giorgetti. Meglio procedere per gradi. "Bisogna completare il Capital Market Union". Un dossier - l'integrazione delle Borse del Continente - fermo da tempo, ma su cui i contrari (fra cui, si dice, i tedeschi) hanno buon gioco a ribattere che l'Italia blocca il dossier del Mes che serve a rafforzare la rete di sicurezza bancaria: sul tema "non ci arrendiamo", filtra da un alto funzionario Ue. Tutto rinviato alla prossima Commissione, dove il centro-destra punta a contare di più.
Leggi l'articolo completo su ANSA.it