L'obbligo di spalmare i crediti del Superbonus su 10 anni riguarderà solo le spese sostenute nel 2024. Una retroattività, dunque, "limitata", prova a rassicurare il governo dopo l'allarme lanciato da banche e costruttori di fronte alla nuova stretta per limitare l'impatto della valanga del superbonus sui conti pubblici, a partire dal debito. Ma la precisazione non attenua le preoccupazioni e anzi si amplia il fronte dei contrari, cui si aggiunge ora anche il 'no' di Confindustria.
"Comprendiamo bene le difficoltà del governo per impedire che la coda dei crediti da Superbonus metta a rischio il deficit programmatico di questo 2024. Tuttavia, in nome della certezza del diritto non ne condividiamo l'eventuale irretroattività", avverte il vicepresidente di Confindustria Maurizio Marchesini.
Il governo può disporre lo spalma-crediti per decreto legge a vigenza immediata, "ma allora lo si applichi solo per crediti maturati da spese sostenute successivamente a quella data", aggiunge il numero due di viale dell'Astronomia, che invoca un tavolo di confronto, anche in vista dei nuovi incentivi che serviranno per attuare la direttiva Ue sulle case green.
Un monito che arriva a poche ore di distanza dal chiarimento del sottosegretario all'economia Federico Freni: "Lo ha detto il ministro, e io ribadisco, la retroattività è limitata alle spese sostenute nell'esercizio fiscale vigente alla data di entrata in vigore della norma, e quindi a tutte le spese sostenute nell'esercizio del 2024", spiega Freni a margine dei lavori della commissione Finanze del Senato sul decreto Superbonus, dove domani è atteso l'emendamento del governo con la nuova stretta. La misura era stata anticipata ieri in commissione dallo stesso ministro Giancarlo Giorgetti, che ha anche evidenziato come l'intervento consentirà una correzione del deficit pari a oltre 1 punto di Pil (2,4 miliardi) in due anni, allineando gli obiettivi a legislazione vigente indicati nel Def 2024 con quelli programmatici della Nadef 2023: "a tal fine - ha spiegato - sono necessari 700 milioni nel 2025 e 1,7 miliardi nel 2026".
Ma sull'obbligo di spalmare i crediti su 10 anni sono in molti a condividere i timori espressi già ieri da Ance e Abi sui possibili effetti di una norma retroattiva. Sarebbe "una bomba a orologeria che metterebbe in ginocchio le imprese alimentando contenziosi che coinvolgerebbero aziende, banche e famiglie", avverte l'Alleanza Cooperative, che ha affidato il proprio appello ad una missiva a Giorgetti. Federcontribuenti mette in guardia: se la norma verrà applicata "alle imprese non rimane altro che fare causa allo Stato per i danni subiti". Mentre Confartigianato auspica che trovino riscontro nella proposta di modifica dell'esecutivo "le dichiarazioni del sottosegretario Freni, secondo cui l'obbligo viene limitato alle spese sostenute nel 2024". Sul fronte politico fa sentire la sua voce l'ex premier Giuseppe Conte: "Giorgetti non ha saputo governare il superbonus": "Se è stato un Vajont come dice l'autore è lui, si dimetta", afferma il leader del M5s per il quale il ministro dell'Economia è "incapace di governare i conti".
Cresce dunque l'attesa per vedere nero su bianco il testo dell'emendamento del governo, che conterrà anche altre novità.
Allo studio, secondo quanto spiegato da Giorgetti in commissione, c'è anche l'esclusione per i beneficiari delle detrazioni di poter optare per la cessione del credito per le rate residue non ancora fruite, ma anche una stretta all'uso dei crediti per compensare i debiti previdenziali. E' allo studio anche "una norma che si occupi di quelle situazioni in cui la cessione del credito ha configurato operazioni che, per analogia, potrebbero essere definite usuraie". E se per il Terzo settore è in arrivo un fondo ad hoc, l'ampliamento del perimetro delle zone colpite da eventi calamitosi "dovrà essere adeguatamente valutata sotto il profilo finanziario". Infine per il Comuni è in arrivo il potenziamento dell'attività di vigilanza e controllo sui cantieri del Superbonus, con un incentivo pari al 50% degli incassi.