Economia

L'addio di Luciano a Benetton, Edizione cambierà il ceo

'100 milioni di perdite, in arrivo 260 milioni per il rilancio'

Redazione Ansa

  Un colpo a sorpresa. Luciano Benetton sceglie il Corriere della Sera per annunciare il suo addio al gruppo fondato con la sorella Giuliana e i fratelli Gilberto e Carlo nel lontano 1965.
Una lunga intervista con i motivi del suo passo indietro e un'accusa ben precisa al ceo Massimo Renon e ai manager che lo circondano colpevoli di aver nascosto "un buco di bilancio drammatico" attorno, a suo dire, a 100 milioni di euro. Parole che l'ad non commenta ma alle quali si dice pronto a rispondere per vie legali.


A Ponzano, dove tutto è nato e ha sede il gruppo è allarme tra i sindacati, consapevoli del rosso in bilancio "ma non così grande". "Una perdita significativa rispetto alle previsioni del piano triennale ma non un buco", la definiscono da Edizione, la cassaforte di famiglia alla cui presidenza c'è il figlio Alessandro.


La holding - che tra le sue partecipazioni ha Generali, Mediobanca, Cellnex, Mundys, Avolta (l'ex Autogrill-Dufry) - è pronta alla "necessaria discontinuità" nella gestione manageriale e a intervenire, nei prossimi anni, con 260 milioni di euro a sostegno del piano di riorganizzazione e rilancio di Benetton. Un intervento che potrà avvenire sia con un aumento di capitale, che con altre forme finanziarie.
D'altro canto, "Edizione - spiegano fonti del gruppo all'ANSA - ha sempre supportato la società (350 milioni di euro negli ultimi 3 anni) e continuerà a farlo nei prossimi anni". La lente ora è al prossimo 18 giugno con l'assemblea che segnerà l'avvio di un nuovo corso, l'ennesimo degli ultimi 10 anni.


Una crisi che sembra non trovare una fine per un gruppo che, secondo i dati del 2022 (quelli del 2023 non sono noti), è in 80 Paesi nel mondo e conta più di 3.700 negozi. "La somma dei disavanzi dal 2013 ad oggi supera il miliardo di euro", sottolinea Gianni Boato, segretario generale della Femca Cisl di Treviso che invita i Benetton a "coinvolgere nelle scelte strategiche i lavoratori e il grande know-how presente in azienda a tutti i livelli". 


   

 "Mi sono fidato e ho sbagliato. Sono stato tradito nel vero senso della parola", è lo sfogo sul Corsera di Luciano Benetton uscito dall'azienda nel 2012 "con la società - ricorda - in salute, un fatturato di 2 miliardi e in utile, anche se la logica dice che si può sempre fare meglio". Poi il rientro nel 2018, "solo dopo una forte insistenza da parte di mio fratello Gilberto, poco prima della sua scomparsa". Un anno che segnò la famiglia anche per la tragedia del crollo del ponte Morandi a Genova.


Nel 2020 l'arrivo del nuovo ceo. "La scelta cade su un candidato che viene dalla montagna, mi fa simpatia, mi dico 'scarpe grosse cervello fino'". In più "si presenta con apparente volontà di capire e farsi carico dei problemi, compresa la compagine manageriale da integrare", racconta Benetton che il 13 maggio ha compiuto 89 anni.


Il dubbio pero c'è e arriva con "una telefonata accorata di un conoscente di non proseguire con questa persona perché la definisce assolutamente non idonea a un incarico così complesso". Tuttavia la scelta è poi confermata. Renon arriva da Marcolin, altra azienda veneta ma che produce occhiali. Nel suo curriculum un inizio in Giacomelli Sport, poi in Luxottica, dove matura una forte esperienza internazionale. Nel 2010 è in Ferrari, per poi passare in Safilo e successivamente in Kering (il colosso del lusso che ha tra i suoi marchi Gucci), dove partecipa alla costituzione e start up della divisione eyewear.
Nel frattempo c'è il Covid ma anche un patrimonio di capacità che i nuovi manager, i cui toni sono definiti dai sindacati di supponenza alla 'Marchese del Grillo', sfoltiscono in poco tempo. Poi il piano triennale per il pareggio viene spostato al 2023. E si arriva al "23 settembre dello scorso anno", quando viene accennato a qualche problema ma in modo tenue". L'epilogo è pochi mesi dopo con la "bomba che scoppia" e uno "shock che ci lascia senza fiato", assicura Benetton. 

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