(ANSA) - ROMA, 17 GIU - L' "Economia italiana della Bellezza"
vale 595 miliardi e sfiora quota 600, rappresentando nel
complesso il 29,2% del Pil nazionale. Il 2023 è stato un anno
record, con una crescita del 19% rispetto all'anno precedente.
E' quanto calcola il tradizionale rapporto annuale realizzato da
Banca Ifis nato con l'obiettivo di valorizzare quel comparto
trasversale del tessuto imprenditoriale nazionale che,
valorizzando il bello e il saper fare artigiano, rappresenta
l'eccellenza del Made in Italy.
"Il progetto Economia della Bellezza è nato quattro anni fa
con l'ambizione - ha dichiarato Ernesto Fürstenberg Fassio,
Presidente di Banca Ifis - di costruire una piattaforma per
valorizzare il patrimonio italiano di Bellezza. Un patrimonio
che si esprime come in nessun altro Paese al mondo anche
nell'industria e che l'Italia ha saputo esaltare trasformando
arte, cultura, paesaggio ed eticità in valore economico. Questo
valore economico, nel 2023, è aumentato, sia in termini assoluti
sia nel contributo al sistema Italia, arrivando a 595 miliardi
di euro e sfiorando il 30% del valore complessivo del Prodotto
Interno Lordo italiano".
Secondo i dati raccolti da Banca Ifis, l'economia italiana
della bellezza cresciuta a 595 miliardi di euro segna un aumento
del 19% rispetto ai 499 miliardi di euro di fine 2022, grazie
soprattutto all'aumento dei settori moda, cosmetica,
enogastronomia e turismo culturale. Complessivamente, il
comparto genera il 29,2% dell'intero Pil nazionale, in aumento
di 3 punti percentuali rispetto al 26,1% del 2022 e addirittura
di 5 punti percentuali rispetto al 2021. Merito di un indotto
costituito da oltre 346mila imprese che, nella sua analisi, la
Banca ha suddiviso in tre ambiti: le imprese del turismo
culturale e paesaggistico, imprese "design-driven" attive nei
settori per esempio dell'Agricoltura, dell'Automotive, della
Moda, del Sistema Casa e della Cosmetica, e imprese
"purpose-driven", che si contraddistinguono per il loro modo
etico e responsabile di fare impresa. Un ecosistema che,
dunque, considera non soltanto le aziende tradizionalmente
associate alla bellezza, ma anche quelle dei settori industriali
e produttivi e, soprattutto, le realtà che al "fatto bene"
aggiungono la capacità di generare un impatto sociale positivo
su comuni, province, regioni, pmi, territori e persone.
Il valore del saper fare artigiano e del Made in Italy. Oltre
al peso sul Pil, dallo studio condotto da Banca Ifis emerge che
alla base del successo del Made in Italy ci sono il "saper fare"
artigiano e la possibilità di personalizzazione. Elementi che
permettono al Bel Paese di spiccare nell'offerta globale e di
competere sui mercati internazionali. Una analisi condotta sui
cinque principali mercati di riferimento per l'export italiano
(Cina, Regno Unito, Stati Uniti d'America, Germania e Francia)
ben il 92% degli intervistati si dichiara disposto a pagare di
più per acquistare prodotti che siano certificati Made in Italy.
Stando alle risposte, i motivi di questa disponibilità sono
sostanzialmente tre: alta qualità, attenzione ai dettagli e
design ricercato. (ANSA).
Economia della Bellezza sfiora 600 miliardi, 29,2% del Pil
Il rapporto di Banca Ifis, 2023 anno record (+19% sul 2022)
