Economia

L'incontro sul caldo non è andato bene. Uil, 'è emergenza'

'Le parti datoriali non vogliono il protocollo'

Redazione Ansa

L'incontro al ministero del Lavoro sul protocollo per il caldo è andato "non bene". A dirlo la segretaria federale della Uil Ivana Veronese. "Innanzitutto è un incontro tardivo. L'avevamo chiesto già da tre mesi perché chiaramente il caldo sarebbe arrivato. Adesso ci troviamo in piena emergenza", dichiara a margine della riunione.

"Siamo ripartiti dal protocollo dell'anno scorso che le controparti datoriali non hanno voluto firmare e ancora una volta le parti dottorali hanno detto picche", aggiunge spiegando che "secondo loro tutto sta nella normativa ma la normativa non è rispettata".

Le ordinanze regionali, afferma la segretaria Uil, "non coprono tutti i settori, certo sono comunque importanti, ma noi chiedevamo un protocollo nazionale e degli automatismi nazionali che rendevano chiaro su tutto il territorio nazionale come trattare questa questione e come proteggere la vita e la salute delle persone". 

La riunione di oggi alla quale ha preso parte il sottosegretario Claudio Durigon era stata annunciata dalla ministra Marina Calderone, che nei gironi scorsi ha dichiarato: "l'anno scorso abbiamo provato a raggiungere un punto di convergenza con la sottoscrizione di un protocollo, non ci siamo riusciti, ora dobbiamo farlo".

Il protocollo tra i ministeri del Lavoro e della Salute e le parti sociali mira a mettere a punto linee guida per la riduzione del rischio dei lavoratori esposti alle alte temperature. L'incontro segue le ordinanze emesse da diverse Regioni. Da ultimo nel Lazio, dove il governatore Francesco Rocca ha vietato fino al 31 agosto le attività lavorative all'aperto dalle 12,30 alle 16, nei giorni a rischio segnalati sul sito worklimate. 

Tutte le parti datoriali sonoassolutamente allineate, praticamente con poche distinzioni, nel dire che non esiste un'emergenza caldo", dichiara la segretaria confederale della Cgil Francesca Re David, a margine della riunione al ministero del Lavoro sul protocollo caldo.

Secondo loro, "c'è il caldo, c'è il freddo, c'è il clima e abbiamo la legislazione sufficiente ma questo non è vero: noi abbiamo una legislazione che dice che oltre 35 gradi, con differenze tra al chiuso e all'aperto, non si può lavorare ma non dice che cosa succede se continui a lavorare", aggiunge. 

 


   

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