Economia

Piano di rilancio dell'ex Ilva, '6 player interessati'

Cig fino a 4.700 lavoratori. I sindacati: 'Servono garanzie'

Redazione Ansa

Il piano di ripartenza di Acciaierie d'Italia, il ricorso alla cassa integrazione e l'interesse, finora, da parte di sei player per la procedura di acquisto dell'azienda siderurgica sono stati al centro, due giorni fa, di un incontro a palazzo Chigi tra governo e sindacati per fare il punto sul futuro dell'ex Ilva, a partire dallo stabilimento di Taranto, e a tracciare i prossimi step, alla luce delle fasi del progetto già tracciato a inizio maggio da Adi in amministrazione straordinaria - alla base della richiesta del prestito ponte da 320 milioni su cui è arrivato l'ok Ue - e ora illustrato alle sigle dei metalmeccanici.

Al tavolo il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha svelato chesino sei gli operatori interessati, di cui due italiani, oltre ai due indiani, uno ucraino e uno canadese. Tra i gruppi italiani circolano i nomi di Arvedi e Marcegaglia. Gruppo quest'ultimo che, a quanto risulta, nei giorni scorsi ha visitato gli stabilimenti ex Ilva di Genova Cornigliano e Novi Ligure, come fatto anche da Sideralba. Tra i pretendenti stranieri, figurano le due imprese indiane Vulcan Green Steel e Steel Mont, il gruppo ucraino Metinvest e l'azienda canadese Stelco. La tabella di marcia punta alla pubblicazione del bando di gara per la vendita degli asset a fine mese con l'obiettivo di chiudere l'operazione entro l'anno, dando il tempo per far pervenire formalmente le manifestazioni d'interesse e poi presentare l'offerta vincolante di acquisto.

Ma i sindacati chiedono chiarezza e garanzie, dicono no ad eventuali esuberi o allo spezzatino dell'azienda. Innanzitutto c'è la questione della cigs: Adi in amministrazione straordinaria circa un mese fa aveva fatto partire la richiesta per nuova cassa integrazione guadagni straordinaria fino a 5.200 lavoratori. Al tavolo a palazzo Chigi ha indicato l'intenzione di ridurre la platea massima nella prima fase a 4.700 lavoratori, con una una diminuzione progressiva di lavoratori interessati (il punto dovrebbe essere formalizzato domani all'incontro in programma al ministero del Lavoro). Un segnale, dicono i sindacati, che però non basta. Il piano di cassa integrazione, come spiegato dal commissario straordinario Giancarlo Quaranta, va da luglio 2024 a giugno 2026. Ma dovrebbe partire retroattivamente da marzo 2024, quando è partita l'amministrazione straordinaria.

Quanto al piano di ripartenza, l'obiettivo è avere entro fine anno due altoforni pienamente funzionanti a Taranto (oggi è in marcia solo l'Afo4) e nel primo trimestre del 2026 tutti e tre stabilmente in marcia, raggiungendo così l'obiettivo di una capacità produttiva di 6 milioni di tonnellate di acciaio entro il 2026. I commissari confermano inoltre che stanno procedendo alla piena osservanza del piano ambientale come previsto da Dpcm del 2017 che stabilisce il limite massimo di produzione a 8 milioni di tonnellate l'anno.

"Bisogna ridurre ulteriormente la cassa, con un calo progressivo legato alla ripartenza di tutti e tre gli altoforni. E non si deve parlare di esuberi", ha affermato il segretario generale della Fim-Cisl, Ferdinando Uliano. Per quanto riguarda il bando di vendita, ha aggiunto, "è importante mettere al centro la tenuta di tutto il personale degli stabilimenti del gruppo compresi i dipendenti di Ilva in As". Un punto su cui tutti i sindacati insistono: "Noi vogliamo garanzie sui livelli occupazionali. Anche il bando deve essere oggetto di confronto", ha rimarcato il segretario generale della Fiom Cgil, Michele De Palma. "Garanzie, garanzie, garanzie", ha ripetuto il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella: "Vogliamo parlare di prospettive concrete, di rilancio reale, di decarbonizzazione, di tutela occupazionale e ambientale e non solo di ammortizzatori sociali", perché "oggi stiamo parlando di un piano di discesa e non di risalita". 
   

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