Economia

La Fed lascia i tassi fermi, ma il taglio è più vicino

Powell: 'Nulla di deciso. Settembre potrebbe essere sul tavolo'

Fed Chair Powell announces interest rates will remain unchanged

Redazione Ansa

   La Fed lascia i tassi invariati e apre la porta a un possibile taglio dei tassi di interesse forse già a settembre, nell'ultima riunione prima delle elezioni americane. Senza impegnarsi in via definitiva, la banca centrale constata ulteriori progressi sull'inflazione ma mette l'accento sulla continua forza del mercato del lavoro, dove il tasso di disoccupazione è salito ma "resta basso".

    "Siamo attenti ai rischi" sia sul fronte dei prezzi sia sul lavoro, ovvero su ambedue gli obiettivi del suo doppio mandato, la massima occupazione da un lato e la stabilità dei prezzi dall'altro. Lasciandosi le mani libere sulle sue prossime mosse, Jerome Powell si garantisce la flessibilità necessaria per eventualmente posticipare, se necessario, l'attesa riduzione del costo del denaro a novembre, quando la riunione cade subito dopo le elezioni. "Non c'è nulla di deciso" su quando ci sarà un taglio, ha detto il presidente della Fed precisando comunque che una riduzione del costo del denaro è "più vicina" e settembre "potrebbe essere sul tavolo".

    La riunione del 17-18 settembre è l'ultima chance per agire prima del voto americano. Pur avendo più volte ribadito l'indipendenza dalla politica, la Fed è consapevole che un taglio in settembre la esporrebbe a una valanga di critiche vista la vicinanza alle elezioni presidenziali. Una riduzione, in grado di spingere i mercati azionari e l'economia, offrirebbe ai repubblicani e soprattutto a Donald Trump l'occasione di puntare il dito contro una banca centrale politicizzata che vuole aiutare i democratici, anche se a nominare Powell alla guida dell'istituto è stato proprio l'ex presidente.

    Per un taglio dei tassi serve una "maggiore fiducia" su un calo sostenibile dell'inflazione verso l'obiettivo del 2%, ha spiegato la Fed nel comunicato diffuso al termine della due giorni di riunione, durante la quale ha deciso di mantenere il costo del denaro invariato in una forchetta fra il 5,25% e il 5,50%, ai massimi da oltre due decenni. Una decisione presa ignorando il pressing di tre senatori democratici che, capitanati da Elizabeth Warren, hanno chiesto in una lettera un taglio immediato del costo del denaro. "Sarebbe l'opposto di intervento politico", hanno scritto a Powell osservando come i dati economici giustificano una riduzione del costo del denaro.

    Non tagliare "indicherebbe che la Fed sta cedendo alle prepotenze e anteponendo considerazioni di carattere politico al suo doppio mandato di promuovere la massima occupazione e la stabilità dei prezzi".

    I riflettori sono ora puntati sul consueto appuntamento di Jackson Hole alla fine di agosto, quando Powell dovrebbe indicare chiaramente le intenzioni della banca centrale. Gli analisti sono divisi e al momento ritengono che ci siano il 50% di un taglio in settembre, ipotesi che consentirebbe alla Fed di ridurre il costo del denaro due volte quest'anno. Ma lo spettro del voto americano incombe sulle scelte della banca centrale. 

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