L'incidenza delle spese obbligate sui bilanci delle famiglie cala leggermente rispetto allo scorso anno ma per Confcommercio resta comunque troppo alta perché "mangia" il 41,8% dei consumi delle famiglie.
Secondo i dati dell'ufficio studi della confederazione, "su un totale di circa 21.
Le spese obbligate comunque non sono salite quest'anno, anzi, hanno avuto una "moderata riduzione" secondo Confcommercio, dal 42,2% del 2023 al 41,8%. Nel 2019 erano 40,6%, nel 1995 36,6%.
Il calo quest'anno c'è stato anche per i beni commercializzabili (dal cibo ai libri, dalle auto agli elettrodomestici): sono scesi a 38,3% dal 38,7% dell'anno scorso. In compenso aumentano i servizi commercializzabili (dai trasporti al telefono, dall'istruzione alle vacanze): dal 19,2% del 2023 al 19,9% del 2024.
Secondo Confcommercio, "ad amplificare la dimensione e, quindi, il peso delle spese obbligate è anche la dinamica dei prezzi che mostra una notevole difformità rispetto a quella degli altri beni e servizi: tra il 1995 e il 2024, infatti, l'indice di prezzo degli obbligati (+122,7%) è cresciuto più del doppio rispetto a quello dei beni commercializzabili (+55,6%), dinamica influenzata anche da un deficit di concorrenza tra le imprese fornitrici di beni e servizi obbligati".
Stesso problema rilevato dall'Unione nazionale dei consumatori che chiede "una legge sulla concorrenza completamente rinnovata rispetto a quella presentata dal governo", che abbia come scopo "ridurre le spese obbligate degli italiani, aumentando la concorrenza in quei settori". E per rilanciare i consumi delle famiglie, "che rappresentano il 60% del Pil, urge ridare capacità di spesa ai ceto meno abbienti", perché per l'Unc "se si riducono le tasse anche a chi non ha comunque problemi a spendere, gli effetti sul Pil saranno minimi".
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