Mario Draghi lo aveva promesso già ad aprile: per salvare l'Europa e ridarle lo slancio perduto al cospetto di Stati Uniti, Cina e delle altre potenze mondiali servirà "un cambiamento radicale".
Le sue raccomandazioni sono ora pronte a essere presentate: il suo maxi-report di circa 400 pagine sulla competitività sarà lunedì mattina sul tavolo di Ursula von der Leyen e dei suoi commissari uscenti.
E conterrà proposte su settori cruciali come l'energia, la difesa, il commercio, l'industria e la governance politica ed economica dei Ventisette.
Le poche anticipazioni parlano di "riforme e investimenti urgenti", a trecentosessanta gradi, per una svolta capace di rilanciare la stanca economia continentale che - complice anche la caduta di Berlino - ormai da tempo non cresce più.
Davanti a sfide epocali e a un ordine mondiale che cambia, la ricetta dell'ex premier si sviluppa in cinque macro-capitoli: produttività, riduzione delle dipendenze, clima, inclusione sociale e misure specifiche per i singoli settori sulla base dei dieci principali dossier economici che riguardano l'Ue.
L'ex numero uno dell'Eurotower, spoglio dalle vesti ufficiali che ha indossato quasi tutta la vita, non farà sconti e sferzerà di nuovo il continente partendo dalla mappa degli errori commessi finora: nelle sue linee guida - messe a punto avvalendosi del contributo dei massimi esperti occidentali in campo economico e non solo - guarda ad investimenti comuni nei campi strategici della difesa e dell'energia. Ma anche all'opportunità di avanzare sull'integrazione dei mercati dei capitali, a misure su high tech e innovazione, modifiche alle regole sugli aiuti di Stato che assicurino parità di condizioni rispetto a chi gioca sleale come Pechino.
E a "riforme strutturali" - con un cambio di paradigma - che coinvolgano l'intera galassia europea, compresi i governi nazionali. A tenere tutti con il fiato sospeso è l'indicazione sulle risorse da mettere in campo, cortina di ferro che da sempre divide falchi e colombe e che nessuno conosce bene come Super Mario. A febbraio, l'ex premier aveva suggerito che l'Europa dovrà trovare una "enorme quantità" di denaro - circa 500 miliardi di euro all'anno - per finanziare la svolta gemella verde e digitale. Di nuovo debito comune nel solco del Recovery fund sarà però difficile parlare: alcuni Paesi ed eurodeputati hanno già posto le loro linee rosse. Come il centrista olandese del Ppe, Dirk Gontik, che chiede al contrario a Draghi di "affrontare la montagna di debiti" accumulata in questi anni segnati dal Covid e dalle conseguenze della guerra della Russia in Ucraina.
Quel che è certo, ha rimarcato l'ex presidente della Bce anticipando i contorni del suo lavoro agli ambasciatori dei Ventisette in Ue e al Parlamento europeo, è che sarà necessario perseguire "i nostri valori di base": prosperità, pace, inclusione sociale, protezione del clima. E che la madre di tutte le sfide sarà preservare la coesione mentre si lavora sulla competitività. A partire dalla diagnosi di un'Europa rimasta al palo, il senso di urgenza richiamato anche dal commissario Paolo Gentiloni dovrà muovere l'azione. Il documento rappresenterà l'eredità e la bussola dell'ex premier per l'Europa del futuro, andando ad affiancarsi al report sul mercato unico di Enrico Letta. Un accostamento che, ha detto la premier Giorgia Meloni a Cernobbio, rende orgogliosa l'Italia. Dopo la presentazione toccherà quindi a Commissione, Parlamento e Consiglio fare la loro parte: le parole di Draghi saranno prese in prestito da von der Leyen già nelle lettere di missione indirizzate ai nuovi commissari designati.
Leggi l'articolo completo su ANSA.it