(ANSA) - ROMA, 23 SET - "Le donne sono le ultime a entrare
nel mondo del lavoro e le prime a uscire, serve un piano
nazionale di incentivi e di tutela per superare il divario di
genere, soprattutto al Sud dove la situazione è ancora più
grave". Così Emanuela D'Aversa, responsabile dell'ufficio
relazioni industriali di FederTerziario ad "aMare il lavoro",
organizzato dall'Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro
(Ancl), come riporta una nota. Secondo un 'elaborazione
dell'associazione su dati Istat le donne occupate con due figli
sono il 57,8% contro il 91,6% degli uomini che si trovano nella
medesima situazione familiare. Un dato che risalta ulteriormente
se si prendono in considerazione le dimissioni volontarie per
genitori con figli fino ai tre anni: il 72,8% del totale ha
riguardato le donne. Le ragioni specifiche addotte dalle donne
che hanno lasciato il lavoro riguardano essenzialmente motivi
familiari: il 41% per difficoltà legate alla mancanza dei
servizi di assistenza, il 7,1% per esigenze di cura dei figli.
"FederTerziario promuove ormai da anni delle proposte per
ridurre questo gap - sottolinea D'Aversa -, chiedendo un impegno
più concreto sul fronte del lavoro con la possibilità di rendere
strutturali benefici e incentivi legati all'assunzione e alla
stabilità lavorativa delle donne, ma anche attraverso
l'introduzione di incentivi legati all'autoimprenditorialità. A
questo proposito consideriamo necessario un generale ampliamento
dei beneficiari della formazione finanziata per le donne
disoccupate e inoccupate. Bisogna, inoltre, prevedere misure
dedicate al welfare di prossimità e maggiori servizi
socio-assistenziali, come asili nido e strutture per anziani e
disabili. Necessario, inoltre, l'ampliamento del congedo
obbligatorio per i padri e la percentuale di indennità in caso
di congedo parentale".
Un altro capitolo riguarda il reddito: nel settore privato le
donne con qualifica impiegatizia hanno percepito mediamente
10mila euro in meno all'anno rispetto ai colleghi uomini,
nell'ambito pubblico, considerando il periodo compreso tra il
2014 e il 2021, il differenziale retributivo annuo tra uomini e
donne è stato di 5.200 euro. (ANSA).
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