Economia

Al via le audizioni sulla manovra, Giorgetti vola in Ue

Il ministro lunedì all'Eurogruppo, il 7 ascoltato in Parlamento

Il ministero dell'Economia

Redazione Ansa

   Giornate di fuoco attendono Giancarlo Giorgetti, nella settimana in cui si avvia l'iter parlamentare della manovra, la terza del governo Meloni. Sette giorni che per il ministro dell'Economia si apriranno con un volo per Bruxelles, dove lunedì è atteso dai colleghi dell'Eurogruppo e martedì dai 27 dell'Ecofin.

    Si tratta della prima uscita europea del titolare di via XX settembre da quando il consiglio dei ministri ha varato la legge di bilancio, dopo la missione della scorsa settimana a Washington per i lavori del Fondo monetario internazionale.

    "Dobbiamo essere contenti perché riusciamo a confermare il taglio della decontribuzione dei salari medio-bassi fino a 35mila euro, che quest'anno aumentiamo fino alla soglia di 40mila euro, un patto di circa 16 miliardi", ha sottolineato il ministro intervenendo a un evento per celebrare i due anni del governo Meloni. "Un patto - ha aggiunto - che permette di far pagare meno tasse alle famiglie che hanno più bisogno e che vuole portare anche interventi a favore delle famiglie con i figli. E tutto questo in un quadro di finanza pubblica che dopo due anni ha costruito una base di credibilità e fiducia anche a livello internazionale". Una posizione, questa, che il ministro rivendicherà anche di fonte all'Europa.

    Intanto la Commissione Ue vaglierà con attenzione la manovra, alla luce delle stringenti regole del nuovo Patto di stabilità e di crescita, con il verdetto sul piano di rientro del deficit e del debito atteso per la fine di novembre. L'Italia ha chiesto un allungamento a sette anni per portare a termine il piano di risanamento, estensione che è stata accordata da Bruxelles che ora dovrà entrare nel merito delle misure.

    Ma il testo della manovra deve ancora passare dalle forche caudine del Parlamento dove è atteso un fuoco di fila di emendamenti, con le stesse forze di maggioranza al lavoro per modificare alcune parti, dal fisco alle pensioni. Ecco quindi il probabile pressing di Bruxelles perché si faccia di tutto per stoppare un assalto alla diligenza, e si eviti che la manovra da 30 miliardi si indebolisca dal punto di vista del rigore e della prudenza sul fronte delle finanze pubbliche.

    C'è poi l'attesa per i numeri del concordato fiscale, i cui termini si sono chiusi il 31 ottobre. Numeri attesi nei prossimi giorni e fondamentali per vedere di quali risorse aggiuntive disporrà il governo. Esclusa una proroga, si rafforza il pressing per l'apertura di una nuova finestra fino a fine anno per permettere di aderire al 'patto col fisco' coloro che non lo hanno ancora fatto. Soluzione auspicata a gran voce anche dalla categoria dei commercialisti. La speranza del governo è quella di racimolare un vero e proprio tesoretto, anche se da più parti tra le forze di opposizione si parla di un flop annunciato.

    È soprattutto Forza Italia che insiste nel chiedere una proroga: va fatta "per favorire le entrate nelle casse dello Stato dei soldi di chi non ha pagato nulla e per tagliare così con nuove risorse l'Irpef a beneficio di chi paga troppo", ha ribadito il presidente dei senatori azzurri, Maurizio Gasparri. Contraria invece l'opposizione, per cui la lotta all'evasione si fa piuttosto con i controlli. Per il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia, "l'eventuale riapertura dei termini sarebbe l'ammissione del fatto che questo governo sta raschiando il barile".

    Intanto lunedì nell'aula delle commissioni Bilancio di Camera e Senato riunite in seduta congiunta partirà la maratona delle audizioni. A sfilare fin dal primo mattino tutte le associazioni di categoria, professionali, delle imprese e dei consumatori.

    Tra gli ultimi i sindacati confederali e Confindustria. Martedì sarà la volta dei vertici di Inps, Anci, Regioni, Istat, Corte dei Conti, Banca d'Italia. Giovedì 7 novembre l'attesa audizione di Giorgetti. 

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