Economia

Accordo per il contratto degli statali, no di Cgil e Uil. Landini chiama alla rivolta sociale

Aumento medio di 165 euro. C'è anche la settimana di 4 giorni

Redazione Ansa

 Firmato all'Aran - con una spaccatura tra i sindacati - il rinnovo del contratto 2022-24 del comparto Funzioni centrali, che interessa circa 195mila dipendenti dei ministeri, delle agenzie fiscali, degli enti pubblici non economici tra cui Inps e Inail. L'accordo è stato sottoscritto dalla Cisl-Fp e dai sindacati autonomi Confsal Unsa, Flp e Confintesa Fp, no invece da Fp-Cgil e Uil-Pa. Le sigle firmatarie raggiungono, viene riferito, la maggioranza del 54,6%.
Il contratto prevede un incremento retributivo medio di 165 euro al mese, per tredici mensilità. Tra le principali novità, la possibilità della settimana corta, su quattro giorni: in via sperimentale e volontaria mantenendo le 36 ore settimanali. 

 "Oggi il governo e l'Aran si prendono la responsabilità di scegliere la via della rottura di una trattativa ancora in corso, che lasciava ancora margini per migliorare un testo che non dà risposte adeguate alle lavoratrici e ai lavoratori del comparto". Così i segretari generali di Fp-Cgil e Uil-Pa, Serena Sorrentino e Sandro Colombi, sulla trattativa per il contratto. Le categorie di Cgil e Uil parlano di "una forzatura", anche alla luce dell'incontro convocato per lunedì a palazzo Chigi, "tra i cui temi c'è anche la vertenza dei settori pubblici".

"Io credo che sia arrivato il momento di una vera e propria rivolta sociale perché avanti così non si può più andare". Lo ha affermato Maurizio Landini, segretario Cgil, parlando dello sciopero generale a margine della assemblea nazionale dei delegati a Milano. "Sarebbe utile che la politica si occupasse anche di questi temi: delle condizioni di vita e di lavoro delle persone" era stata la sua premessa. Landini ha spiegato che il sindacato lavora per cambiare la legge di bilancio, "perché il salario, la sanità, lo studio, la stabilità di vita delle persone deve tornare ad essere al centro della politica".   

Per Landini, lo sciopero generale del 29 novembre "non è che l'inizio di una mobilitazione e di una battaglia perché il nostro obiettivo non è semplicemente migliorare o cambiare la legge di bilancio, il nostro obiettivo è cambiare e migliorare il nostro paese". Anche, ha aggiunto, "attraverso l'uso dei referendum" perché "pensiamo che per difendere la libertà di esistere di chi per vivere ha bisogno di lavorare le persone debbono avere dei diritti".

 "Oggi il governo e l'Aran si prendono la responsabilità di scegliere la via della rottura di una trattativa ancora in corso, che lasciava ancora margini per migliorare un testo che non dà risposte adeguate alle lavoratrici e ai lavoratori del comparto". Così i segretari generali di Fp-Cgil e Uil-Pa, Serena Sorrentino e Sandro Colombi, sulla trattativa per il contratto su cui si va verso la firma degli altri sindacati. Le categorie di Cgil e Uil parlano di "una forzatura", anche alla luce dell'incontro convocato per lunedì a palazzo Chigi, "tra i cui temi c'è anche la vertenza dei settori pubblici".

 

Foti: 'Le parole di Landini integrano gli estremi di un reato'

"Ci chiediamo con quale coraggio il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, inciti alla rivolta sociale. Stia molto attento Landini, a incitare alla rivolta sociale, perché integra gli estremi di un reato, oltre a perdere totalmente la faccia. Capiamo che oggi Landini debba tentare di fare il rivoluzionario in Italia per cercare di scimmiottare i milioni di Americani che col voto la rivoluzione l'hanno fatta davvero". Lo dichiara il capogruppo di FdI alla Camera dei deputati, Tommaso Foti. "Dopo l'aumento del suo stipendio di quasi trecento euro al mese alla faccia dei suoi appelli al salario minimo, è rimasto da solo a credere ai suoi esilaranti proclami di insurrezione", aggiunge.

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