"Complessivamente il maggior gettito derivante dal posticipo dell'utilizzo delle imposte anticipate (Dta) è nell'ordine dei 4 miliardi". Lo afferma l'Abi nella memoria sulla manovra depositata alla commissione Bilancio della Camera.
Analizzando la misura contenuta in manovra che riguarda il contributo delle banche, l'Associazione bancaria italiana osserva: "Si tratta di meccanismi di rinvio nel tempo del recupero fiscale relative a componenti negativi di reddito che hanno già maturato i requisiti per la deducibilità secondo criteri di competenza. In sostanza, il rinvio del recupero delle imposte anticipate comporta un costo".
Di fronte alle "incertezze interpretative" della norma che prevede la presenza di rappresentanti del Mef nei collegi di revisione di società che ricevono contributi pubblici, "appare opportuno, per fugare ogni possibile dubbio, che la norma sia modificata escludendo espressamente dal suo perimetro applicativo tutti i soggetti privati", chiede l'Abi.La norma, inoltre, nella parte in cui prevederebbe anche per le società private l'obbligo di attenersi alle misure di contenimento della spesa "solleverebbe evidenti profili di incostituzionalità".
"Con l'abrogazione" dell'Ace "è venuto meno uno strumento importante" per le imprese "e, per tale ragione, se ne auspica la reintroduzione", scrive acora l'Abi. "Meccanismi come l'Ace - o incentivi analoghi - producono benefici diretti sulle imprese (patrimonializzazione, crescita dimensionale, accesso al credito, maggiore capacità di investimento, resilienza) con effetti positivi sull'economia nel suo complesso", afferma l'Abi, sottolineando che "elemento imprescindibile per una sana e duratura crescita economica è la salute finanziaria delle imprese. La leva fiscale ha avuto e può avere un ruolo determinante".
Quanto, invece, al Fondo di garanzia per le Pmi, l'Abi ricorda che il 31 dicembre 2024 termina il periodo sperimentale della riforma del Fondo, "con la quale è stata ridisegnata l'attività dello strumento agevolativo dopo la fase di operatività straordinaria consentita dall'adozione di specifici quadri regolamentari sugli aiuti di Stato da parte della Commissione Europea in relazione, prima, alla pandemia e, poi, allo shock energetico conseguente al conflitto russo-ucraino".
"L'Abi considera fondamentale mantenere la capacità operativa del Fondo agli attuali livelli; tale strumento è infatti centrale nella politica economica del Paese, avendo tra l'altro dimostrato efficacia ed efficienza nel favorire l'accesso al credito delle piccole e medie imprese", si legge nella memoria: secondo l'associazione bancaria, "è necessario confermare la regolamentazione introdotta con il Decreto Anticipi, rendendola strutturale, affinché banche e imprese possano programmare la propria attività, avendo certezza delle agevolazioni pubbliche disponibili. Tale iniziativa dovrebbe inoltre essere accompagnata da un adeguato rifinanziamento dello strumento agevolativo per il 2025".
Leggi l'articolo completo su ANSA.it