(ANSA) - ROMA, 15 NOV - Nel 2023 l'Italia ha speso 78,7
miliardi di euro in sussidi ambientalmente dannosi (Sad)
destinati ad attività, opere e progetti connessi, direttamente e
indirettamente, alle fonti fossili. Una somma pari al 3,8% del
Pil nazionale.
Tra i settori più interessati, al primo posto si conferma
quello energetico: 43,3 miliardi di euro, con una crescita
rispetto all'anno precedente della componente non emergenziale
(da 8 a 10 miliardi di euro). Seguono il settore dei trasporti
(2,1 miliardi di euro); il settore edilizia (18 miliardi di
euro, un aumento di un miliardo rispetto al 2022), quello
agricolo (3,2 miliardi di euro) e canoni, concessioni e rifiuti
(1,6 miliardi di euro).
A pesare la voce dei sussidi emergenziali: nel 2023 elargiti
33 miliardi per il settore energetico (per complessivi 50
interventi) e 374 milioni di euro per il settore trasporti; per
un totale di 84 miliardi in due anni. Se investiti per solo un
quarto (20 miliardi) in rinnovabili, avrebbero portato a circa
13,3 Gw di nuova potenza installata e una produzione di 30 TWh
di energia pulita; pari al fabbisogno di 12 milioni di famiglie
e la metà del fabbisogno elettrico domestico italiano, con un
risparmio annuo di 4 miliardi di metri cubi di gas.
Analizzando 119 voci di sussidi, l'associazione ambientalista
stima che 25,9 miliardi di euro dei 78,7 spesi nel 2023 possono
essere eliminati e rimodulati entro il 2030; lanciando l'appello
al Governo Meloni di sfruttare l'occasione della Legge di
Bilancio 2025 per intervenire subito almeno sui sussidi
eliminabili subito, come quelli legati alle trivellazioni, il
Capacity Market e alle caldaie a gas. (ANSA).
Legambiente, 78,7 miliardi di sussidi ambientalmente dannosi
Legambiente, somma pari al 3,8% del PIl nazionale