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Governo tira dritto sulla manovra. Obiettivo ridurre l'Irpef anche al ceto medio / Lo speciale

La sfida è ridurre gli oltre 4.500 emendamenti a 600, per arrivare in Aula alla Camera tra il 15 e il 16 dicembre

Redazione Ansa

Il governo tira dritto sulla manovra e si avvia a ridurre l'Irpef anche al ceto medio. L'obiettivo, spiega il viceministro dell'Economia Maurizio Leo, è aiutare la fascia di reddito tra i 50mila e i 60mila euro, rimasta fuori dalla riforma delle aliquote fiscali avviata lo scorso anno, e a disposizione ci saranno almeno 2,5 miliardi di euro raccolti grazie al concordato preventivo.

Intanto, sulla sanità, arriva una prima risposta dal governo alle polemiche sul taglio dei fondi: un emendamento al decreto legge fiscale, in discussione al Senato, consente alle Regioni di dirottare al taglio delle liste d'attesa i fondi Covid non spesi.

E sempre nel dl fisco arrivano anche 343 milioni per rafforzare "la dotazione patrimoniale" di Autostrade dello Stato. La nuova finestra del concordato preventivo biennale si chiuderà solo il 12 dicembre, ma il viceministro Leo anticipa già che ci si aspetta di recuperare il massimo delle risorse stimate, ovvero circa 2,5 miliardi di euro complessivamente.

E dopo la riduzione dell'Irpef per i redditi bassi, spiega, gli sforzi ora sono tutti concentrati ad aiutare il ceto medio, che si sta impoverendo. In particolare "i redditi fino a 50 mila euro e anche un po' oltre, fino a 60mila", come chiesto a gran voce anche da Forza Italia. Leo è anche "assolutamente favorevole" anche a rateizzare il secondo acconto Irpef per le partite Iva e gli autonomi, come chiede un emendamento alla manovra, "ma bisogna trovare le risorse per farlo".

Valanga di emendamenti alla manovra. 
La commissione Bilancio della Camera punta ad individuarne 600 da segnalare, da ripartire in una quota di 250 per la maggioranza, 320 per l'opposizione e 30 per il gruppo Misto. Lo ha deciso l'Ufficio di presidenza, che ha anche fatto slittare il termine per le segnalazioni, inizialmente previsto lunedì 18 novembre, spostandolo a mercoledì 20 novembre.

Gli emendamenti depositati in commissione dai partiti sono complessivamente 4.562, di cui oltre 1.200 della maggioranza.
Le quote sono suddivise tra i gruppi di maggioranza e opposizione in parte in quota fissa e in parte in quota proporzionale. La ripartizione degli emendamenti è quindi: 40 per Azione - Popolari Europeisti Riformatori - Renew Europe; 30 per Italia Viva - Il Centro - Renew Europe; 90 per il M5s; 120 per il Pd- Italia democratica e progressista; 40 per Avs; 54 per FI; 102 per FdI; 66 per la Lega; 28 per Noi Moderati; 30 per il Gruppo Misto.

La sfida ora è l'iter parlamentare. L'obiettivo è arrivare in Aula alla Camera tra il 15 e il 16 dicembre. "Vorremmo provare a chiudere la manovra anche in Senato prima di Natale", dice il ministro dei rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, ma "gli incastri di calendario - ammette - sono complessi".

La prima sfida è ridurre gli oltre 4.500 emendamenti a 600 segnalati (250 per la maggioranza, 320 per le opposizioni e 30 per il gruppo Misto).



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