(ANSA) - ROMA, 03 DIC - Il consumo di suolo rallenta ma
avanza ancora a ritmi importanti: 20 ettari ogni 24 ore, sopra
la media decennale e nel 2023 la riduzione dell' "effetto
spugna", ossia la capacità del terreno di assorbire e trattenere
l'acqua e regolare il ciclo idrologico, secondo le stime, è
costata al Paese oltre 400 milioni di euro all'anno. Sono
queste due delle principali evidenze che emergono dal Rapporto
dell'Ispra, un "caro suolo" che si affianca agli altri costi
causati dalla perdita dei servizi ecosistemici dovuti alla
diminuzione della qualità dell'habitat, alla perdita della
produzione agricola, allo stoccaggio di carbonio o alla
regolazione del clima.
Complessivamente il consumo di suolo rimane ancora troppo
elevato, e solo in piccola parte compensato dal ripristino di
aree naturali. Cambia anche la classifica dei comuni "Risparmia
suolo", quelli in cui le trasformazioni della copertura del
suolo sono limitate o assenti: sul podio del 2024 salgono
Trieste, Bareggio (Mi) e Massa Fermana (Fm).
Complessivamente nel 2023 risultano cementificati più di
21.500 km2 dei quali l'88% su suolo utile; aumenta anche la
cancellazione del suolo ormai irreversibile con nuove
impermeabilizzazioni permanenti pari a 26 km2 in più rispetto
all'anno
precedente. Il 70% del nuovo consumo di suolo avviene nei comuni
classificati come urbani secondo il recente regolamento europeo
sul ripristino della natura (Nature Restoration Law). Nelle
aree, dove il nuovo regolamento europeo prevede di azzerare la
perdita netta di superfici naturali e di copertura arborea a
partire
dal 2024, si trovano nuovi cantieri (+663 ettari), edifici (+146
ettari) e piazzali asfaltati (+97ettari). In calo costante
quindi la disponibilità di aree verdi: meno di un terzo della
popolazione urbana riesce a raggiungere un'area verde pubblica
di almeno mezzo ettaro entro 300 metri a piedi. (ANSA).
Consumo di suolo non si arresta, 20 ettari ogni 24 ore
Ispra, riduzione dell'effetto spugna, costa 400 milioni all'anno