(ANSA) - VERONA, 15 APR - Delle oltre 241.000 imprese
vitivinicole italiane, quasi 27.
Dal punto di vista territoriale, precisa Ismea, nel 2023
l'aumento del 2% del numero delle aziende vitivinicole
assicurate nelle regioni settentrionali non ha compensato il
calo registrato nel resto d'Italia, rispettivamente del 9% nel
Centro e del 18% nel Mezzogiorno, con il dato nazionale che ha
fatto segnare pertanto una contrazione del 4,9% sul 2022. II
Nord copre poco meno dell'80% dei valori assicurati in Italia,
con il ruolo-pivot del Veneto (40,4%), prima regione
vitivinicola a livello nazionale, seguito dal Friuli-Venezia
Giulia (11,5%); nelle regioni centrali, con circa il 10% di
quota, è la Toscana a fare la parte del leone (7,8%), mentre al
Sud, Isole comprese (10,7%), il primato va alla Puglia, con il
6,7% dei valori complessivamente assicurati. "Permangono, oltre
a un evidente squilibrio territoriale, i problemi legati alla
necessità, da parte delle aziende vitivinicole, di dover
fronteggiare la scarsa attenzione ai rischi fitosanitari da
parte delle compagnie assicurative, per la mancanza di una
storia sinistri necessaria a una corretta tariffazione" ha
sottolineato Camillo Zaccarini Bonelli Dirigente Ismea,
moderatore della tavola rotonda, precisando anche che "per
questa ragione le aziende, essenzialmente del Nord Italia, che
hanno puntato su un mix di strumenti di risk management hanno
potuto beneficiare di una migliore protezione, affiancando, se
possibile, a una polizza contro i rischi climatici una copertura
fitosanitaria con l'adesione, anche questa agevolata, grazie ai
contributi Ue e nazionali, ad esempio di un fondo di
mutualizzazione. Tanto più se si considera che nel 2023 la
vendemmia in Italia, scesa ai minimi da 76 anni, ha accusato
gravi perdite di resa per le conseguenze della peronospora e
delle grandinate". (ANSA).
Ismea, vino vale un terzo del mercato agroassicurativo agevolato
Ma futuro per imprese nel mix strumenti e nella "difesa attiva"