(ANSA) - TRIESTE, 05 SET - "Il cambiamento climatico sta
danneggiando i porti del Nord Europa, che sono fluviali e sono i
più importanti d'Europa: Amburgo ad esempio è a cento chilometri
dal mare, le navi sono sempre più grandi, e il pescaggio è
dunque più difficile. Perché se in Italia abbiamo il problema
dell'acque che sale quei porti hanno il problema opposto". Lo ha
detto il presidente dei porti europei (Espo, European Sea Ports
Organisation) e dell'Autorità portuale di Trieste e Monfalcone,
Zeno D'Agostino, intervenendo a un incontro sulla sostenibilità
organizzato dalla banca d'Italia al Teatro Verdi.
D'Agostino ha rispolverato il suo slogan: "Il futuro del
porto non è il porto", nel senso che gli scali vanno intesi non
più meramente come "luogo sul mare dove si carica e scarica ma
come un luogo sul mare, a prescindere dalle navi". Se "il 90 per
cento delle merci viaggia ancora su nave - ha spiegato
D'Agostino - il 90 per cento dei dati passano per cavi
sottomarini, e in Adriatico non ce ne sono. Ma i dati hanno una
velocità e passare per l'Adriatico è la strada più breve per
unire Europa e Asia". In questo senso, "Suez guadagna tantissimo
per il passaggio dei cavi sottomarini e vogliamo fare lo stesso
anche noi". Un altro elemento "sembra paradossale, su cui stiamo
investendo, è l'agricoltura: per farla occorre acqua e noi
abbiamo un mare davanti, possiamo ricavarla attraverso un
processo di desalinizzazione". (ANSA).
Presidente Porti Ue, climate change danneggia scali Nord Europa
D'Agostino, mare risorsa anche per cavi sottacqua e agricoltura