Economia

Amianto nei fili del telefono, Inail condannata

A vedova dipendente Telecom riconosciuta rendita reversibilità

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 10 GEN - Il Tribunale di Roma ha condannato Inail alla costituzione in rendita di reversibilità in favore di Riccardina Loconte, vedova di Gian Piero Defendini, romano, nato nel 1949 e morto per aver contratto un mesotelioma pleurico a causa dell'esposizione professionale a polveri e fibre di amianto mentre era alle dipendenze di Telecom Italia.
    L'uomo aveva prestato servizio in azienda per 20 anni, dal luglio del 1973 al marzo del 2003, come "addetto ad attività tecniche, specializzato in centrali telefoniche e ponti radio" svolgendo mansioni nelle centrali romane di Appia (Via Sannio), Esquilino, Cinecittà e Colombo manipolando costantemente le sottilissime fibre di amianto durante la verifica dei materiali e della componentistica delle parti elettriche, e durante la sostituzione delle parti elettroniche usurate collocate negli isolatori, nei trasformatori e negli interruttori.
    Anche il Cor Lazio, che dal 2001 svolge attività di sorveglianza dei mesoteliomi maligni incidenti nel Lazio, nel 2020, post mortem, aveva rilasciato un certificato di esposizione certa ad amianto.
    L'Inail - viene riferito dall'Osservatorio Nazionale Amianto - aveva originariamente sostenuto l'assenza dell'esposizione all'amianto della vittima costringendo i familiari ad affidarsi all'avv. Ezio Bonanni, presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto, il quale ha impugnato il provvedimento. Il tribunale ha accolto le istanze del legale condannando l'Inail a riconoscere la malattia professionale, e quindi a costituire la rendita di reversibilità in favore della vedova del lavoratore che, solo di arretrati fino al 2020, ha maturato un risarcimento di 100mila euro.
    "I lavoratori addetti all'installazione e manutenzione delle linee telefoniche - si legge nella sentenza - potevano essere esposti per la presenza di materiali contenenti amianto all'interno delle canaline di posa dei cavi telefonici e/o per aver operato in edifici civili o industriali contaminati con presenza di materiali friabili, tipo rivestimenti in amianto nei pavimenti (linoleum), nei soffitti o anche spruzzato nelle pareti in edifici prefabbricati realizzati negli anni '70 e fino alla messa al bando dell'amianto e dei prodotti che lo contengono per documentata oncogenicità". (ANSA).
   

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