Economia

Sace, export cresce ancora, nel 2025 toccherà 679 miliardi (2)

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 25 GIU - L'Italia si conferma tra i primi esportatori al mondo: 679 miliardi nel 2025 e 4% di crescita nei prossimi due anni. "E le opportunità provengono dai mercati Gate dove Sace c'è e che oggi valgono 80 miliardi di euro e potranno valerne 95 al 2027" ha spiegato Alessandro Terzulli Chief Economist di Sace".
    L'export crescerà nel 2024 per proseguire a un ritmo sostenuto nel prossimo triennio, con il ritorno a dinamiche di crescita simili a quelle pre-pandemia. A contribuire sarà anche il calo dell'inflazione e il conseguente progressivo taglio dei tassi di interesse, con un miglioramento delle condizioni finanziarie globali.
    Il valore in euro nel 2024 supererà i 650 miliardi mentre il prossimo anno raggiungerà i 679 miliardi. Si conferma il trend positivo anche per l'export nazionale di servizi, con una crescita media in valore del 4% nel 2024-2027, grazie anche al continuo sviluppo delle tecnologie digitali più avanzate (in particolare dell'intelligenza artificiale), che faranno da apripista a una nuova fase della globalizzazione.
    L'adozione di nuove tecnologie sta dettando l'evoluzione anche dei beni di consumo. Per i beni intermedi i segnali positivi arriveranno quest'anno da cosmetica e farmaceutica, mentre dal 2025 anche dalla chimica in senso stretto. L'agroalimentare si conferma uno dei settori di punta per le vendite estere del Made in Italy, ancora una volta grazie all'evoluzione digitale e sostenibile. Il nostro Paese è tra i leader dell'export di beni LCT, ovvero i prodotti che causano meno inquinamento rispetto ai tradizionali, ad esempio i pannelli solari o le turbine eoliche.
    Il Made in Italy green raggiungerà i 50 miliardi di vendite all'estero entro il 2025 ed è previsto in crescita dell'11,1% nel 2024 e del 13,7% il prossimo.
    Una spinta anche dalle imprese che hanno adottato tecnologie 4.0 che nel 2025 avranno migliori performance sia produttive che di export rispetto a quelle che non hanno adottato il 4.0 (33% vs 25% delle imprese nel primo caso e 27% vs 24% nel secondo caso) come evidenziano anche indagini del Centro Studi Tagliacarne-Unioncamere. (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it