Economia

Fedespedi, da riforma dogane impatto negativo import e export

Pitto: 'Va innalzata la soglia per i reati di contrabbando'

Redazione Ansa

(ANSA) - GENOVA, 15 OTT - Prosegue la levata di scudi contro la riforma doganale appena varata. Per Fedespedi, la federazione nazionale delle imprese di spedizione, la riforma, così come articolata dal decreto legislativo n. 141 del 2024 pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 4 ottobre. rischia di avere un "impatto negativo sulle attività di import ed export nazionale e sull'efficienza e la competitività del sistema Paese". La federazione lancia un appello all'Agenzia delle dogane e al ministero dell'Economia chiedendo una serie di modifiche. La prima è l'innalzamento della soglia minima di dazi evasi sopra la quale scatta il reato di contrabbando, che la riforma fissa a 10mila euro, poi l'introduzione del "ravvedimento operoso" per consentire la rettifica degli errori formali compiuti in buona fede e infine la federazione chiede di "sancire in maniera inequivocabile nella norma il principio dell'accertamento del dolo". "Senza i correttivi che insieme a Confetra chiediamo di introdurre - dice il presidente di Fedespedi Alessandro Pitto -, la riforma rischia di generare una distorsione dei traffici a favore degli altri Paesi europei con conseguenze anche sulla fiscalità dell'Agenzia delle Dogane di cui un terzo è sostenuta dagli incassi di dazio e IVA. Dalle nostre stime, se l'Italia perdesse anche solo il 10% dei traffici, l'Agenzia delle Dogane incasserebbe circa 2,7 miliardi di euro in meno all'anno".
    Fedespedi, in linea con la Confederazione italiana dei trasporti e della logistica, sottolinea gli effetti negativi delle novità introdotte con la riforma. "In particolare, la revisione dello schema sanzionatorio previsto dalla riforma prevede la fattispecie del reato di 'contrabbando' - spiega Domenico de Crescenzo, vicepresidente di Fedespedi con delega customs - anche in caso di semplici errori formali nelle pratiche doganali che le imprese di spedizioni internazionali svolgono al servizio del commercio internazionale, esponendo gli operatori al rischio concreto di dover intraprendere contenziosi penali e subire gravi sanzioni amministrative, tra cui la confisca dei beni e dei mezzi di trasporto. Il reato scatta quando l'errore compiuto genera un mancato incasso di dazio e IVA da parte dello stato superiore a 10.000 euro: è una soglia molto bassa, che si raggiunge facilmente nelle dichiarazioni doganali". (ANSA).
   

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