(ANSA) - BOLOGNA, 23 OTT - "Abbiamo appreso dalla stampa
della presunta volontà di trasferire il Centro presso altre
strutture, abbandonando l'insediamento di Vigorso. Tale opzione
per noi non è contemplabile, se non per il tempo strettamente
necessario a mettere in sicurezza il sito".
"A Vigorso ci sono almeno 200 lavoratori tra metalmeccanici e
sanitari - spiega Stefano Biosa, della Fiom Cgil - I
metalmeccanici costruiscono le protesi per gli amputati, poi ci
sono i medici, gli infermieri, i fisioterapisti. Il centro
doveva ripartire lunedì 21, poi è successo quello che è
successo. I lavoratori si dividono tra smartworking e chi accede
agli spazi utilizzabili, ma la funzionalità del centro è
ridotta".
La terza alluvione si inserisce in un periodo di tensioni:
"Eravamo già in mobilitazione sindacale: manca il piano
industriale e questa è l'unica struttura pubblica nel suo
genere. Se muore quella si va sul mercato. E trasferire il
centro significa fare lo spezzatino, separare ricerca,
produzione, degenza e riabilitazione", sottolinea Biosa. Che poi
chiama in causa anche le istituzioni: "Abbiamo attivato un
tavolo di crisi l'anno scorso e la struttura commissariale ci
aveva promesso un argine, ma non si è fatto". (ANSA).
Cgil, no al trasferimento del Centro protesi Inail di Budrio
'È unico, spostarlo significa fare lo spezzatino'