(di Gianluca Pacella)
(ANSA) - ROMA, 21 NOV - Registra una maggiore
autosufficienza, vicina al 100% la diagnosi 2024 di Ismea
sull'agroalimentare italiano ma anche un'alta persistenza alla
dipendenza da importazioni in filiere chiave come caffè, olio e
mais. Il rapporto economico dell'Istituto di servizi per il
mercato agricolo alimentare, presentato a Roma, fotografa uno
stato di salute di un settore che dimostra una maggiore apertura
internazionale e una più solida struttura produttiva e
logistica, che ha alzato il grado di autonomia delle forniture
rispetto ai fabbisogni alimentari.
L'Italia consolida così il podio con l'argento in Europa in
termini di valore aggiunto, grazie a circa il 17% dell'economia
del comparto primario dell'Ue, dopo la Francia (17,4%), ma
davanti a Spagna (14,7%) e Germania (13,8%). E questo nonostante
una riduzione del 3,3%, al netto della dinamica dei prezzi,
conseguente a un'annata gravata da eventi estremi come le
alluvioni in Emilia Romagna, Toscana e Marche, e le gelate, che
hanno interessato il 40% delle aree agricole specie nel Nord-Est
e lungo l'Appennino, e siccità al Sud, con danni stimati da
Ismea intorno al miliardo di euro. Di contro, rileva Ismea,
l'industria alimentare (3/o posto in Ue con l'11,9% distante
dal 19,5% della Germania), ha chiuso il 2023 con un risultato
migliore con un aumento del valore aggiunto del 16% a prezzi
correnti e del 2,7% in volume, rispetto all'anno precedente. Il
lattiero-caseario è in testa con il 14,3% del fatturato
complessivo mentre i prodotti di punta dell'export, pasta e
olio, coprono rispettivamente il 5,7% e il 5,1% del fatturato
dell'industria alimentare italiana.
"I dati - commenta il ministro dell'Agricoltura, Francesco
Lollobrigida - mostrano in questi due anni risultati
eccezionali. Uno è quello della crescita del nostro export,
l'altro, che rappresenta la crescita più importante per me, è
quella degli investimenti che segnano un aumento del 43,5 per
cento".
Tra gli indicatori chiave, il tasso di approvvigionamento
generale inteso come rapporto tra il valore della produzione
interna e quello dei consumi, che nel complesso si è attestato,
nel 2023, al 99,2%. Frutto, tuttavia, spiega Ismea "di
situazioni differenziate a livello di singoli comparti e
prodotti". Nello specifico la compresenza di un'agricoltura
deficitaria di alcuni prodotti e di un'industria alimentare
orientata all'esportazione determina situazioni di significativa
dipendenza dall'estero in alcune filiere per
l'approvvigionamento di materie prime da trasformare in prodotti
caratteristici del made in Italy. Tra i primi dieci prodotti
importati ci sono caffè, olio extravergine d'oliva, mais, bovini
vivi, prosciutti e spalle di suini, frumento tenero e duro, fave
di soia, olio di palma e panelli di estrazione dell'olio di
soia. Il grado di autosufficienza dell'Italia per questi
prodotti varia dallo 0% nel caso del caffè e dell'olio di palma
a oltre il 60% nel caso dei prosciutti, ma sono mais e soia,
ingredienti base dell' alimentazione zootecnica, i prodotti che
presentano le maggiori criticità. Per l'olio extravergine, di
cui l'Italia è il secondo maggiore esportatore mondiale e primo
consumatore, le forniture da altri Paesi del bacino
Mediterraneo, in primis la Spagna, sfiorano il 50% del
fabbisogno nazionale.
Il bilancio finale, dice il direttore generale Ismea, Sergio
Marchi, è di un agroalimentare italiano "solido che, nella sua
accezione più estesa dal campo alla tavola, arriva a
rappresentare oltre il 15% del Pil nazionale". E il Rapporto,
afferma il presidente Ismea, Livio Proietti, "rappresenta lo
strumento per cogliere opportunità". L'export si avvia ai 70
miliardi, rileva poi il presidente di Ice Agenzia, Matteo
Zoppas, secondo il quale contraffazione e Italian sounding
restano temi centrali, visto che sottraggono risorse per 63
miliardi di euro.
Infine il tema dell'equità lungo la filiera: di 100 euro spesi
al negozio per i prodotti trasformati, che implicano un
passaggio in più dalla fase agricola a quella industriale, solo
1,5 finiscono in tasca all'agricoltore, 7 euro di utile invece
se si tratta di prodotti freschi. (ANSA).
>>>ANSA/Migliora autosufficienza alimentare ma import resta alto
Rapporto Ismea. L'Italia prende dall'estero caffè, olio e mais