Economia

>ANSA-BOX/Addio Ruffini non spiace al governo,ora'fisco amico'

Soluzione interna Carbone, Alesse (Dogane) o Alemanno da Consob

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 13 DIC - L'addio, alla fine, non spiace praticamente a nessuno all'interno del governo. Certo, solo la Lega tra gli alleati usa toni trionfalistici, ma il pensiero diffuso nell'esecutivo è che adesso si potrà dare una nuova guida a quel "fisco amico" che, è il mantra di Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti, non deve vessare il cittadino perché non è un suddito. Per la successione di Ernesto Maria Ruffini, però, ancora si starebbe valutando il candidato ideale. Una riflessione avviata già da qualche tempo, quando sono iniziate le avvisaglie della difficile convivenza fra il tributarista siciliano e l'apparato governativo. E che non si è ancora conclusa, anche perché ci sarebbero diverse correnti di pensiero anche tra i più ascoltati dalla premier.
    Qualche nome circola con più insistenza. Un'ipotesi, forse quella più considerata, è la soluzione interna, Vincenzo Carbone, finora vicedirettore alle Entrate. Si parla anche di Roberto Alesse, che attualmente guida l'Agenzia delle dogane e dei monopoli, e che quindi andrebbe poi eventualmente sostituito: uno scenario che, si ragiona nell'esecutivo, potrebbe non essere ideale in questo momento. In corsa ci sarebbe anche Gabriella Alemanno, commissaria della Consob nominata dal governo nel maggio 2023. E c'è chi non esclude che alla fine la possa spuntare.
    La scelta, formalmente, spetta al titolare del Mef, che dovrà sottoporre un nuovo nome al Consiglio dei ministri (al momento c'è una riunione in programma il 23 dicembre, complice anche la fitta agenda internazionale della presidente del Consiglio). Con Ruffini i rapporti non sarebbero stati poi così difficili in questi due anni, anche se non sono mancati momenti di incomprensioni e tensioni. Come a luglio, quando l'allora ministro Raffaele Fitto contestò il provvedimento "adottato dal direttore dell'Agenzia delle Entrate senza alcun confronto" che definiva una percentuale di credito di imposta sulla Zes unica "significativamente inferiore" al valore previsto nella norma.
    E, guarda caso, nella giornata delle dimissioni è arrivato l'annuncio di Palazzo Chigi dei nuovi dati comunicati dall'Agenzia, che consentono di riconoscere 2,551 miliardi di euro ai 6.885 soggetti che hanno richiesto il credito d'imposta per investimenti nella Zes unica. Ma anche dietro l'ultima comunicazione alle partite Iva sul concordato preventivo, raccontano nella maggioranza, c'è stata qualche incomprensione fra l'Agenzia e gli uffici di Maurizio Leo, il viceministro di Giorgetti con la delega al fisco.
    D'altronde un po' a sorpresa era arrivata la scelta del governo di centrodestra di confermarlo nel 2023 alla direzione dell'Agenzia, già guidata quando a Palazzo Chigi sedevano prima Matteo Renzi e poi, durante il governo giallorosso, Giuseppe Conte, con Roberto Gualtieri ministro dell'Economia. Rumors che rimbalzano nei capannelli dei parlamentari (e che sono finiti anche sulla stampa negli ultimi giorni) tirerebbero in ballo anche il Colle su quella decisione, ma sono voci che al Quirinale respingono come ridicole, perché il presidente della Repubblica, si sottolinea, non entra mai in dinamiche che attengono alle forze politiche. (ANSA).
   

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