Economia

Legacoop, italiani pessimisti sul 2025; temono i rincari (2)

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 02 GEN - "Dopo la chiusura del ciclo post pandemico -commenta Simone Gamberini, presidente di Legacoop - l'anno che inizia inaugurerà una nuova fase. Questo triennio ha costituito una congiuntura eccezionale e, nonostante tutte le difficoltà che si sono manifestate, il nostro Paese ha mostrato una capacità di reazione e una forza costruttiva come non si vedeva da decenni". Le cooperative, "esercitando la loro funzione economica e sociale di grande riequilibratore della società italiana - spiega Gamberini - continueranno a lavorare per il bene dell'Italia e per costruire una società più equa e inclusiva, onorando al meglio il 2025 Anno Internazionale Onu delle cooperative".
    Tornando al sondaggio, il "tono" più positivo sulla situazione familiare rispetto alle percezioni relative al contesto generale trova una conferma nel fatto che 2 intervistati su 3 (il 63%) dichiarano di non essere preoccupati per la situazione economica della propria famiglia e che il 70% pensa di mantenere la stessa posizione lavorativa e la stessa retribuzione, mentre il 28% pensa che sarà costretto a svolgere lavori precari. Anche sotto questo aspetto sono comunque rilevanti le differenze in base alla collocazione sociale.
    Infatti, il 76% degli appartenenti al ceto popolare è preoccupato per l'evoluzione della situazione economica della propria famiglia e il 48% contempla la possibilità di dover svolgere lavori precari.
    La stessa divaricazione segna anche la percezione di essere inclusi o esclusi dalla società. Il dato medio di chi sente di essere completamente o in buona misura incluso (54%), sale al 72% per il ceto medio; la percentuale di chi si sente parzialmente o totalmente escluso (il 43%) balza al 71% per il ceto popolare.
    Nella classifica delle preoccupazioni per il futuro, al primo posto ci sono le guerre (60%), seguite dai cambiamenti climatici (55%), da un'eccessiva ricchezza concentrata in poche mani (36%; 44% nel ceto popolare) e dall'inflazione (32%; 38% nel ceto popolare).
    Le parole considerate più importanti per il futuro sono pace (41%), sicurezza (39%), giustizia sociale (38%), democrazia (35%), uguaglianza e stabilità (entrambe al 33%).
    Infine, fra gli aspetti problematici che segnano il contesto sociale attuale e suscettibili di produrre criticità anche in futuro, al primo posto ci sono le guerre (42%), seguite dalla perdita di potere d'acquisto delle famiglie (39%, 46% nel ceto popolare), dalla mancanza di prospettive per i giovani e di stabilità nel lavoro (27%), dall'individualismo egoistico (26%).
    (ANSA).
   

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